“Ho sentito il rumore delle ossa che si frantumavano”: questo l'agghiacciante dettaglio della testimonianza di una 40enne italiana, che si trovava sul posto. Erano le 16.45, a Melbourne, quando un uomo - a bordo di un Suv bianco - si è lanciato a tutta velocità sulla folla a Flanders Street: via del centro gremita di gente, per lo shopping natalizio. Al volante un 32enne australiano di origini afghane, che in passato avrebbe avuto problemi di droga. L'uomo – come riconosciuto dalle Autorità – ha aspettato, ad un incrocio, che scattasse il verde per i pedoni, poi ha investito deliberatamente chiunque si trovasse davanti, finendo la sua corsa sui binari del tram. Il bilancio dell'azione parla di 19 feriti, 4 in gravi condizioni; tra questi un bimbo di 4 anni, colpito alla testa. Difficile non pensare ad analoghi episodi che – in questi mesi - hanno insanguinato varie città: da Nizza a Berlino; da Londra a New York. In tutti questi casi la firma era quella dell'estremismo islamista. Ma la Polizia australiana – nonostante la provenienza dell'autore, arrestato poco dopo - resta cauta. “Non ci sono prove – è stato detto - che l'episodio abbia legami con il terrorismo”. In manette anche un secondo uomo, che stava filmando la scena e aveva un coltello nella borsa. In questi anni, secondo fonti di intelligence, un centinaio di persone si sarebbero recate in Siria – dall'Australia - per unirsi all'ISIS. E il sedicente Califfato aveva rivendicato l'attacco – avvenuto proprio a Melbourne, nel giugno scorso – ad opera di un somalo, che aveva ucciso il portiere di un complesso residenziale, e preso in ostaggio una donna, prima di venire eliminato dalle forze di sicurezza.
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