Sarebbe arrivata anche a falsificare degli atti del Tribunale di Milano, Lidia Gabellini, l'avvocatessa di 38 anni arrestata dai carabinieri il 23 gennaio scorso per peculato, e cioè per aver in qualità di amministratore di sostegno, rubato denaro ai propri assistiti, tra cui il clochard a cui nel 2008 venne dato fuoco sulla panchina su cui dormiva. Dall'indagine della sezione di pg dei carabinieri di Rimini, coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani, è emerso che la Gabellini per dimostrare ad alcuni clienti di aver agito bene e di aver compiuto gli atti richiesti sarebbe arrivata a falsificare documenti del Tribunale di Milano. In 22 mesi di tutela legale, secondo le accuse, la Gabellini avrebbe prosciugato i conti di almeno 4 assistiti. Solo al clochard avrebbe portato via almeno 200 mila euro. Tra le giustificazioni portate dell'avvocato durante l'interrogatorio, proprio quella di voler pagare le spese legali delle cause che perdeva per i propri clienti. Per non dover ammettere di aver perso in giudizio, la Gabellini arrivava a pagare di tasca propria e quindi a quanto pare anche a falsificare atti di un tribunale.
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