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Cocoricò: titolare, la chiusura non risolve problema droga

3 ago 2015
Fabrizio De Meis
Fabrizio De Meis
"Chiudere oggi il Cocoricò non serve a nulla, anche perchè senza decisioni importanti per battere la cultura dello sballo, fatti luttuosi come quelli del sedicenne morto per ecstasy purtroppo continueranno ad accadere": lo ha riferito uno dei cinque azionisti del locale di Riccione, Fabrizio De Meis, nel corso di una conferenza stampa dedicata al provvedimento di chiusura per quattro mesi decisa dalla questura di Rimini. Intanto le Fiamme gialle ipotizzano una evasione fiscale di oltre 10 milioni di euro attraverso le gestioni del Cocoricò di Riccione, la discoteca chiusa dal questore di Rimini in base al Tulps. Sull'ipotesi di un'evasione fiscale milionaria sta lavorando la Guardia di Finanza di Rimini che un paio di mesi fa ha concluso una verifica fiscale sulle gestioni della nota discoteca. Almeno due dei passati amministratori sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati dal sostituto procuratore di Rimini Luca Bertuzzi. Al vaglio dei finanzieri i bilanci delle società di gestione che a partire 2010-2011 fino a tutto il 2013 avrebbero sempre chiuso in perdita a fronte di un reddito imponibile, quindi di soldi entrati nelle casse delle gestioni, che superano i 10 milioni di euro. Come risulta da pubbliche e semplici visure camerali, dal 2010 le società che hanno preso in affitto la gestione del Cocoricò sono diverse: dal Gruppo Cocoricò spa, si passa alla Enco srl, poi alla Perplex srl, alla Piramide srl, e via dicendo fino ad arrivare all'attuale "Mani Avanti" srl alla quale domenica mattina all'alba è stato notificato il provvedimento di sospensione. Fabrizio De Meis, il patron della discoteca e anche presidente del Rimini calcio, non è indagato ma sarebbe stato solo sentito come persona informata sui fatti.

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