I fatti risalgono al 2012 e girano attorno al trasferimento di 140 mila euro di proprietà dell'azienda, tramite 10 assegni bancari, alla londinese “Guiderise”. Alla base del trasferimento di denaro – effettuato dall'amministratore Giancarlo Belluzzi- una fattura della società inglese, per servizi inesistenti secondo l'accusa. Assegni poi effettivamente incassati dal figlio Marcello, anch'esso socio dell'impresa, che li versò in parte su un conto corrente intestato a sé, in parte su un altro intestato a sé e al padre. Semplice “imperizia nei conti” per gli avvocati Giovanni Allegro e Luca Della Balda: la difesa ha ricondotto il discorso ad un errore fatto in buona fede, da chi faticava a vedere come soggetto terzo la propria impresa e che mai avrebbe coinvolto il figlio; forte anche l' invito a disinquinare il processo dalla chiave di lettura del riciclaggio. Ma proprio chi doveva rispondere di questo capo d'imputazione, il rappresentante legale della società – il russo Danila Grigoryev, per il quale la Procura del Fisco aveva chiesto 4 anni e 6 mesi, è stato giudicato non colpevole perché in concorso nel reato presupposto. Condanna dolce amara per padre e figlio, oggi entrambi in aula: 1 anno e 9 mesi di prigionia, 6 mila euro di multa e 3 anni di interdizione per il primo, 1 anno di prigionia e 2.500 euro di multa per il secondo (per entrambi pena sospesa). Evitata la confisca dei 140 mila euro, che invece la Procura Fiscale aveva richiesto.
Riproduzione riservata ©