La pena esemplare con cui il Tribunale di Torino ha punito due bulli responsabili di vessazioni, molestie e persecuzioni ad un ex compagno di classe vuole
essere un monito ai giovani ma diventa anche uno spunto di riflessione sul diritto penale, alla luce del fatto che non c'è una legge specifica per il bullismo in Italia, dove diverse norme di legge nel codice civile, penale e nella costituzione puniscono i comportamenti. Perché è sempre da un fatto che parte il codice di diritto penale, che è molto meno astratto di quanto si pensi. Nel caso di Torino i due imputati, che avevano reso un inferno la vita di un compagno più giovane, dovevano rispondere di violenza sessuale aggravata, lesioni e stalking. Quest'ultimo introdotto a San Marino nel 2008, prima ancora che in Italia, sussiste se si manifestano più azioni reiterate ed è punito con la prigionia da tre mesi ad un anno (in assenza di aggravanti con una multa). Ma è difficile fare
comparazioni e guai a chiedere agli avvocati sammarinesi come sarebbe
finito un caso del genere sul Titano: la parola probabilità non è
estranea al vocabolario giuridico. Ma la casistica sammarinese
dovrebbe fare riflettere, visto che il servizio minori dell'Iss parla
di un fenomeno in crescita, con almeno 10 casi nel 2016. Difficile
che si finisca in aula: in Italia, che pure ha tutt'altri numeri, la
prima sentenza per reati legati al bullismo è passata in giudicato
qualche mese fa. In quel caso gli imputati erano tutti minorenni e
la pena è stata sospesa. Forse il legislatore dovrebbe ripartire da
lì, da una riflessione sulla procedibilità di un reato quando
questo è a carico di minorenni. Tutti gli altri dal mondo che c'è
dietro al sommerso: la denuncia sussurrata di Andrea, la vittima dei
bulli di Torino, il suo tentativo di scappare quando il processo è
iniziato, dice tanto sulla vulnerabilità che mina autostima e
relazioni. Tanto che, nel marzo scorso, il Consiglio Grande e
Generale ha approvato un ordine del giorno ad hoc orientato in modo
particolare alla prevenzione
essere un monito ai giovani ma diventa anche uno spunto di riflessione sul diritto penale, alla luce del fatto che non c'è una legge specifica per il bullismo in Italia, dove diverse norme di legge nel codice civile, penale e nella costituzione puniscono i comportamenti. Perché è sempre da un fatto che parte il codice di diritto penale, che è molto meno astratto di quanto si pensi. Nel caso di Torino i due imputati, che avevano reso un inferno la vita di un compagno più giovane, dovevano rispondere di violenza sessuale aggravata, lesioni e stalking. Quest'ultimo introdotto a San Marino nel 2008, prima ancora che in Italia, sussiste se si manifestano più azioni reiterate ed è punito con la prigionia da tre mesi ad un anno (in assenza di aggravanti con una multa). Ma è difficile fare
comparazioni e guai a chiedere agli avvocati sammarinesi come sarebbe
finito un caso del genere sul Titano: la parola probabilità non è
estranea al vocabolario giuridico. Ma la casistica sammarinese
dovrebbe fare riflettere, visto che il servizio minori dell'Iss parla
di un fenomeno in crescita, con almeno 10 casi nel 2016. Difficile
che si finisca in aula: in Italia, che pure ha tutt'altri numeri, la
prima sentenza per reati legati al bullismo è passata in giudicato
qualche mese fa. In quel caso gli imputati erano tutti minorenni e
la pena è stata sospesa. Forse il legislatore dovrebbe ripartire da
lì, da una riflessione sulla procedibilità di un reato quando
questo è a carico di minorenni. Tutti gli altri dal mondo che c'è
dietro al sommerso: la denuncia sussurrata di Andrea, la vittima dei
bulli di Torino, il suo tentativo di scappare quando il processo è
iniziato, dice tanto sulla vulnerabilità che mina autostima e
relazioni. Tanto che, nel marzo scorso, il Consiglio Grande e
Generale ha approvato un ordine del giorno ad hoc orientato in modo
particolare alla prevenzione
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