Vincenzo Santoro era, secondo il procuratore del Fisco Roberto Cesarini, il riciclatore delle somme di Emiliano Basile, processato per usura a Rimini dopo essere stato sorpreso dalla Guardia di Finanza in flagranza di reato in un bar di Riccione, nel 2006. Fece notizia quell'arresto, non solo per prestiti il cui tasso d'interesse superava il 120%, quanto perché Basile, che aveva diversi conti a San Marino, arrivò ad ingerire le banconote per disfarsene.
“Dopo i guai giuridici di quest'ultimo- rileva il PF- nessun operazione venne più compiuta sui 180 mila euro depositati dal Santoro in una banca di San Marino” . Nel 2016 la decisione di usufruire della voluntary disclosure,: a cui seguì a stretto giro la segnalazione dell'AIF e l'avvio del procedimento per riciclaggio. Vincenzo Santoro, presente in aula, ha preso le distanze da Basile ed i suoi legali -Stefano Brandina e Lara Conti- hanno insistito sulla mancanza di prova della possibile provenienza illecita delle somme, di nessuna certezza circa le circostanze del rapporto tra i due, del fatto che le somme provenivano dal conto della moglie e che tutto era tracciato. Il Commissario della Legge Alberto Buriani, alla sua prima udienza dopo ritorno alla funzione di giudicante, ha condannato Santoro a quattro anni e tre mesi, più la confisca del denaro sequestrato con gli interessi maturati