"Un processo alla politica, per rifare la storia, caratterizzato dalla contraddizione di uno sfasamento di piani tra un'accusa che ha più carattere etico-politico che strettamente giuridico, senza prove e senza nemmeno la volontà di cercarle". Ne sono conferma, secondo il professor Luigi Stortoni, il fatto che sono stati gli stessi ispettori di Aif a testimoniare in aula che non sono state fatte indagine specifiche su Fiorenzo Stolfi. L'ex segretario di Stato era in aula, accanto ai suoi legali: a quell'accusa che ha chiesto per lui 9 anni l'avvocato Stortoni non fa sconti: sottolineando a più riprese il sottofondo strisciante di retroattività che la caratterizza, tesa ad un obiettivo che sembra avere voluto tradurre in un processo discorsi sentiti al bar “tutti d'accordo tutti ladri”. Anche per quanto riguarda il riciclaggio gli avvocati Luigi Stortoni e Simone Menghini hanno elencato i fatti contestati a Stolfi, compresa la valigetta Cartier con il liquido trovato nel corso di una perquisizione in casa. “A dimostrazione di come l'accusa si areni in sabbie insicure- perché anche qui prove della provenienza illecita di quel denaro non ci sono”. “Questi atti sono la somma di tutto ciò che un difensore non vorrebbe vedere” è l'affondo di Simone Menghini. Anche lui ha insistito sull'eco mediatico di un processo in cui- dice- le evidenza istruttorie e quelle dibattimentali non sono mai la stessa cosa, in cui è evidente il richiamo alle voci della pancia della popolazione, a cui è difficile spiegare che l'ex segretario era fuori dal giro dei soldi del Mazzini, che non gli viene nemmeno contestato. “Al dubbio deve seguire l'assoluzione, non la condanna”. Questo dal punti di vista del diritto. Tutto il resto risponde alla logica del capro espiatorio.
Nel video l'intervista agli avvocati Luigi Stortoni e Simone Menghini
Nel video l'intervista agli avvocati Luigi Stortoni e Simone Menghini
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