“Non mi è mai successo in 50 anni”. Il prof Luigi Stortoni mette sulla bilancia tutto il peso della sua lunga carriera e davanti al giudice Caprioli parla di fiducia tradita, quella che gli avvocati difensori riponevano in magistrati che “come emerso poi- dice- erano in evidente difetto di imparzialità, situazione che avrebbe reso opportuna l'astensione sia del commissario inquirente che di quello giudicante e fondata una istanza di ricusazione”. Il professionista, che insieme all'avvocato Simone Menghini difende Fiorenzo Stolfi, fa riferimento alla gestione condivisa del fascicolo Mazzini con chi diventerà successivamente giudicante del processo, ai rapporti tra l'inquirente e l'imprenditore Grandoni. “Mi sarei aspettato- sbotta Stortoni - fossero stati gli stessi organi che rappresentano la Repubblica, qui come parte civile, a prendere una posizione alla luce di ciò che si si è poi scoperto”.
E chiede l'assoluzione per il suo assistito- l'ex Segretario di Stato venne condannato a 7 anni e mezzo- richiamando quelle che definisce “minime regole di diritto”, ribadisce l'eccezione di nullità presentata per azzerare la fase istruttoria e la sentenza di primo grado ed insiste sulla palese violazione di terzietà e del diritto di difesa. Liquida l'associazione a delinquere “come una sorta di collante di fatti disomogenei e costruita per supplire alla mancanza di fatti specifici”.
Manca, per l'avvocato Stortoni, “la minima prova di struttura organizzativa, non c'è traccia di riunioni accordi specifici” richiama a brani della sentenza per sottolineare quello che definisce un “vuoto pneumatico probatorio” e sottolinea una sospetta mancanza di volontà di approfondire i fatti. Su questo insiste l'avvocato Menghini “non si è mai voluto davvero approfondire la posizione di Fiorenzo Stolfi- ed il poco trovato è stato ignorato dice il legale sammarinese. Sull'accusa di riciclaggio richiamano alla sentenza di agosto del collegio Garante, che ha modificato la giurisprudenza in materia e che è stata perno già ieri della difesa di Claudio Podeschi.