Terza udienza del processo contro i due funzionari accusati di aver preso soldi per eludere i controlli nei cantieri.
“Ho accusato Livio Bacciocchi perché ero arrabbiata con lui. In realtà non ho mai pagato né incontrato funzionari pubblici”. L'ex imprenditrice Laura Zanetti, tra gli imputati del processo, ha totalmente cambiato versione rispetto all'istruttoria. Aveva riferito che venivano pagati 2-300 euro al mese per eludere i controlli ma, è l'ultima versione detta in aula davanti al giudice Buriani, “solo perché avevo sentito voci in proposito e volevo avvalorarle, per rabbia”. Per colpa di Bacciocchi, ha aggiunto, ci aveva rimesso 25mila euro per una questione immobiliare, in Fincapital poi il referente non era più Oriano Zonzini, il direttore, bensì tale “Agostinelli”, ha concluso. Il nome di Francesco Agostinelli era emerso prepotente nell'operazione Titano come uno dei terminali dei Casalesi in zona, colui che tentò perfino di acquistare Banca commerciale sammarinese. Sulla querelle tra Zanetti e Agostinelli inoltre, a gennaio si terrà un altro processo. Prima della donna aveva parlato il suo ex compagno, Michel Burgagni, l'imprenditore minacciato e vessato dalla camorra: i due erano soci nella Style Decor, che tra gli altri lavori aveva anche realizzato la palazzina Fincapital. “Ho sempre fatturato tutto – ha riferito Burgagni – non mi risulta venissero dati soldi per evitare i controlli”. Ma la loro versione è stata smentita dalla prima teste, ex impiegata Finedil e Investimenti Immobiliari: “Allo studio Bacciocchi – ha testimoniato – presentavo l'elenco delle spese che affrontavo, lo studio mi dava gli importi e i destinatari delle fatture da emettere. Fu l'avvocato Proietti – ha continuato – a dirmi che bisognava dare certe somme, quando gli chiesi per cosa, mi rispose che erano per consulenze. Si pagava qualche centinaia di euro ad azienda. Prima ritirava i soldi Proietti, poi venne Marco Mini, poi direttamente i due funzionari pubblici”. E in aula li ha riconosciuti come gli imputati Paolo Berardi e Davide Mularoni, dell'ex servizio di igiene ambientale. Il Procuratore del Fisco ha poi tirato fuori dalle carte appunti con cifre segnate accanto alle parole abbreviate isp. e ispett. che avevano tutta l'aria di essere le abbreviazioni di ispettori.
Francesca Biliotti
“Ho accusato Livio Bacciocchi perché ero arrabbiata con lui. In realtà non ho mai pagato né incontrato funzionari pubblici”. L'ex imprenditrice Laura Zanetti, tra gli imputati del processo, ha totalmente cambiato versione rispetto all'istruttoria. Aveva riferito che venivano pagati 2-300 euro al mese per eludere i controlli ma, è l'ultima versione detta in aula davanti al giudice Buriani, “solo perché avevo sentito voci in proposito e volevo avvalorarle, per rabbia”. Per colpa di Bacciocchi, ha aggiunto, ci aveva rimesso 25mila euro per una questione immobiliare, in Fincapital poi il referente non era più Oriano Zonzini, il direttore, bensì tale “Agostinelli”, ha concluso. Il nome di Francesco Agostinelli era emerso prepotente nell'operazione Titano come uno dei terminali dei Casalesi in zona, colui che tentò perfino di acquistare Banca commerciale sammarinese. Sulla querelle tra Zanetti e Agostinelli inoltre, a gennaio si terrà un altro processo. Prima della donna aveva parlato il suo ex compagno, Michel Burgagni, l'imprenditore minacciato e vessato dalla camorra: i due erano soci nella Style Decor, che tra gli altri lavori aveva anche realizzato la palazzina Fincapital. “Ho sempre fatturato tutto – ha riferito Burgagni – non mi risulta venissero dati soldi per evitare i controlli”. Ma la loro versione è stata smentita dalla prima teste, ex impiegata Finedil e Investimenti Immobiliari: “Allo studio Bacciocchi – ha testimoniato – presentavo l'elenco delle spese che affrontavo, lo studio mi dava gli importi e i destinatari delle fatture da emettere. Fu l'avvocato Proietti – ha continuato – a dirmi che bisognava dare certe somme, quando gli chiesi per cosa, mi rispose che erano per consulenze. Si pagava qualche centinaia di euro ad azienda. Prima ritirava i soldi Proietti, poi venne Marco Mini, poi direttamente i due funzionari pubblici”. E in aula li ha riconosciuti come gli imputati Paolo Berardi e Davide Mularoni, dell'ex servizio di igiene ambientale. Il Procuratore del Fisco ha poi tirato fuori dalle carte appunti con cifre segnate accanto alle parole abbreviate isp. e ispett. che avevano tutta l'aria di essere le abbreviazioni di ispettori.
Francesca Biliotti
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