Prosegue in tribunale il filone sammarinese “Decollo money” Il caso è quello che vede un milione e 300 mila euro del 'ndranghetista Vincenzo Barbieri ritenuti provento del narcotraffico, depositati presso il Credito Sammarinese. Barbieri fu poi assassinato nel marzo del 2011 in provincia di Vibo Valentia. Oggi Amati ha parlato per due ore.
Aveva già dato per morta la banca, tanto che si trasformò in broker per tornaconto personale” Lucio Amati davanti al Commissario della Legge Gilberto Felici, fa dichiarazioni spontanee per circa due ore ed attacca frontalmente alcuni dei coimputati, tra cui l'ex direttore Valter Vendemini, anche lui presente in aula. Ripercorre l'intera vicenda l'ex patron del Credito Sammarinese, iniziando dalla situazione sofferente della banca all'epoca del versamento Barbieri, quando era in pieno corso la sovraesposizione mediatica di San Marino alle prese con il varo dello scudo fiscale. Poi il contatto con i calabresi: l'accordo con Domenico Macrì e Barbara Gabba, affinché facessero promozione della banca presso la borghesia italiana: furono loro a segnalare il commercialista Domenico Lubiana che Vendemini andò in Calabria ad incontrare “Lo autorizzai ma io non lo incontrai mai” continua Amati, “e di Barbieri, a cui il conto a fine 2011 venne aperto in mia assenza, mi venne riferito che era un albergatore di Bologna, di origini calabresi, che aveva pregiudizievoli di poco conto” . E che nel capoluogo di Regione aveva fatto investimenti immobiliari per 8 milioni di euro, senza che si muovesse nessuna vigilanza antiriciclaggio. Nel sottolineare la sua assenza Amati prende le distanze dall'appellativo di dominus e punta il dito contro Sandro Sapignoli e la frase che pronunciò nel secondo interrogatorio a San Marino “a quel punto la frittata è stata fatta” e su Davide Zoffoli, per il quale seguire Vendemini significava garantirsi il futuro in banca, che rilasciò documenti per una presentazione di pratica che indusse il CDA ad approvare il finanziamento ad un albergatore di Bologna con buona disponibilità economica, non ad un affiliato alla criminalità. L'operazione venne bloccata solo formalmente con l'arresto di Barbieri, perché la decisione, racconta Amati, venne da lui maturata nei giorni precedenti, quando l'avvocato Alessandra Pesaresi lo coinvolse nelle sue preoccupazioni. Cosa che espose entrambi alla furia di Vendemini, ormai legato da un vincolo personale con Barbieri, l'unico, sempre secondo Amati, ad ottenere con il 10 per cento sulla somma un vantaggio nella vicenda. In Italia la posizione di Lucio Amati è ancora davanti al giudice di primo grado, non avendo lui scelto come gli altri il rito abbreviato. Il filone sammarinese è ormai agli sgoccioli. Domani nuova udienza, ma l'attenzione è tutta concentrata sul 7 di febbraio, giorno in cui Vendemini potrà dire la sua.
Aveva già dato per morta la banca, tanto che si trasformò in broker per tornaconto personale” Lucio Amati davanti al Commissario della Legge Gilberto Felici, fa dichiarazioni spontanee per circa due ore ed attacca frontalmente alcuni dei coimputati, tra cui l'ex direttore Valter Vendemini, anche lui presente in aula. Ripercorre l'intera vicenda l'ex patron del Credito Sammarinese, iniziando dalla situazione sofferente della banca all'epoca del versamento Barbieri, quando era in pieno corso la sovraesposizione mediatica di San Marino alle prese con il varo dello scudo fiscale. Poi il contatto con i calabresi: l'accordo con Domenico Macrì e Barbara Gabba, affinché facessero promozione della banca presso la borghesia italiana: furono loro a segnalare il commercialista Domenico Lubiana che Vendemini andò in Calabria ad incontrare “Lo autorizzai ma io non lo incontrai mai” continua Amati, “e di Barbieri, a cui il conto a fine 2011 venne aperto in mia assenza, mi venne riferito che era un albergatore di Bologna, di origini calabresi, che aveva pregiudizievoli di poco conto” . E che nel capoluogo di Regione aveva fatto investimenti immobiliari per 8 milioni di euro, senza che si muovesse nessuna vigilanza antiriciclaggio. Nel sottolineare la sua assenza Amati prende le distanze dall'appellativo di dominus e punta il dito contro Sandro Sapignoli e la frase che pronunciò nel secondo interrogatorio a San Marino “a quel punto la frittata è stata fatta” e su Davide Zoffoli, per il quale seguire Vendemini significava garantirsi il futuro in banca, che rilasciò documenti per una presentazione di pratica che indusse il CDA ad approvare il finanziamento ad un albergatore di Bologna con buona disponibilità economica, non ad un affiliato alla criminalità. L'operazione venne bloccata solo formalmente con l'arresto di Barbieri, perché la decisione, racconta Amati, venne da lui maturata nei giorni precedenti, quando l'avvocato Alessandra Pesaresi lo coinvolse nelle sue preoccupazioni. Cosa che espose entrambi alla furia di Vendemini, ormai legato da un vincolo personale con Barbieri, l'unico, sempre secondo Amati, ad ottenere con il 10 per cento sulla somma un vantaggio nella vicenda. In Italia la posizione di Lucio Amati è ancora davanti al giudice di primo grado, non avendo lui scelto come gli altri il rito abbreviato. Il filone sammarinese è ormai agli sgoccioli. Domani nuova udienza, ma l'attenzione è tutta concentrata sul 7 di febbraio, giorno in cui Vendemini potrà dire la sua.
Riproduzione riservata ©