Vent'anni di convivenza, more uxorio, secondo il giudice civile di Rimini non maturano il diritto ad un alloggio. E così, una donna di 54 anni, invalida civile e affetta da una grave malattia, si è vista allontanare dall'appartamento in cui per 20 ha vissuto col compagno, coetaneo e dirigente pubblico di alto livello, già precedentemente sposato e mai divorziato. L'uomo ha presentato ricorso in Tribunale ex articolo 447 bis del codice civile, per occupazione senza titolo, considerando la propria ex compagna alla stregua di un'abusiva in casa propria. Lui da quella casa se n'era andato l'anno scorso e voleva tornare in possesso dell'appartamento ma non riprendere la relazione. Il giudice ha accolto il ricorso, motivando la restituzione dell'appartamento al proprietario, vista la fine della relazione e della convivenza, non vi era più motivo per la donna di continuare ad occupare l'immobile. Il 29 aprile è stato deciso quindi l'allontanamento dalla casa di famiglia. Nessun accenno nella sentenza al figlio minore frutto della lunga relazione, quasi a dare per scontato l'affido al genitore con un tetto sulla testa. Il ragazzo vive attualmente col genitore. La donna, al momento disoccupata, si è rivolta all'avvocato Maria Luisa Trippitelli e il 7 novembre prossimo verrà discussa l'impugnazione dello sfratto 'per fine amore' davanti al giudice delle esecuzioni di Rimini. Dopo essersi rivolta a servizi sociali e Comune, la donna, che si è ritrovata fuori di casa solo con gli abiti che indossava, ha avuto una mano solo dalla Caritas che le ha anticipato le 300 euro d'affitto di una camera presso l'abitazione di un'anziana. "Nessuno ha dato una mano alla mia cliente - ha detto l'avvocato Trippitelli - È una vicenda che ha del surreale, e che evidenzia come nella convivenza non vi siano tutele sufficienti per la parte più debole".
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