I 400 mila euro sequestrati dalla procura di Forlì al parlamentare leghista Gianluca Pini e al padre tali rimangono: è il succo della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione secondo quanto riferito dal quotidiano "La Voce di Romagna". La vicenda risale al tentativo di Pini di avvalersi della procedura dello scudo fiscale per riportare in Italia il denaro. Secondo le ipotesi d'accusa Pini, accortosi di non potere rispettare i tempi burocratici della norma per poter usufruire dell'aliquota del 5%, avrebbe realizzato un percorso alternativo: far chiedere dal padre un prestito dello stesso importo (400 mila euro) della cifra da scudare e, attraverso una banca estera, fare arrivare i soldi da San Marino in Italia, per poi dichiarare che i soldi erano rientrati entro i termini previsti dalle legge. Il sequestro, contestato dai legali dei Pini, è stato confermato dal Tribunale del Riesame e, ora, anche dalla Cassazione. A breve dovrebbe iniziare il processo.
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