Sostanzialmente invariata, al netto di un paio di passaggi – pur significativi -, la decisione di I grado. A seguito della quale Giacomo Simoncini si dimise dal Consiglio, visto anche l'enorme impatto politico-mediatico di questa vicenda. Tutti gli elementi per titoloni da prima pagina, del resto: la denuncia, da parte di una dipendente della Segreteria Istituzionale; le contestate molestie nel periodo nel quale l'imputato era Capo di Stato; il luogo: Palazzo Pubblico. Da qui l'attesa per il “secondo round” giudiziale.
A porte chiuse, infine, anche la lettura della sentenza d'appello. Da quanto si è appreso il Giudice Brunelli ha confermato la condanna alla pena della multa di 2.000 euro, per atti indecenti. Così come l'assoluzione per l'accusa più grave: il reato di violenza privata; sarebbe stata tuttavia rivista la formula, si parlerebbe ora di una insufficienza di prove. Altro elemento di novità, poi, il riferito riconoscimento del diritto ad un risarcimento del danno – da quantificare in sede civile – anche per Authority Pari Opportunità ed Eccellentissima Camera. Da valutare, peraltro, gli eventuali effetti di tutto ciò sul Sindacato della Reggenza, che sarebbe tuttora in stand-by. Soddisfatta l'Avvocato Antonella Mularoni: legale della donna parte lesa. Prima di un eventuale commento, tuttavia, attenderà la lettura del testo integrale della sentenza.
Secondo vaglio del Tribunale anche per un'altra vicenda processuale, che a lungo interessò le cronache; con non pochi riflessi sul dibattito politico. Il caso è quello di Moreno Benedettini. Ripreso 4 anni fa, da telecamere di sorveglianza, mentre “imbucava” missive anonime destinate anche a sedi di partito e caratterizzate – pare – da pesanti accuse nei confronti di esponenti della lista NPR. Nel mirino pure Alessandro Mancini, all'epoca Capo di Stato. Da qui le imputazioni di offesa all'onore dei Capitani Reggenti e di persone investite di poteri pubblici; e anche di calunnia: perché l'uomo sostenne che a consegnargli le lettere fu Iro Belluzzi; senonché la posizione di quest'ultimo venne archiviata, e l'attuale esponente di Libera si costituì dunque parte civile, nel processo. Benedettini venne condannato in primo grado a 10 mesi di prigionia, pena sospesa. In appello un totale ribaltamento: assoluzione piena, il fatto non sussiste. Comprensibile la soddisfazione del Difensore dell'uomo; seppure non manchi una punta di amarezza. “Forse – ha dichiarato l'Avvocato Paride Bugli - non si doveva neppure arrivare a giudizio”.