C'è anche Antonio Di Pietro, nella lista dei possibili testi, presentata questa mattina dai difensori di Raffaella e Leonardo Panzavolta. Il protagonista di Mani Pulite, infatti, interrogò più volte il padre di questi ultimi: Lorenzo Panzavolta, potente manager del cemento, vicino a Raul Gardini, e la cui carriera attraversò le tempeste giudiziarie che sancirono la fine della Prima Repubblica. L'ex dirigente del Gruppo Ferruzzi - spentosi 2 anni fa - in passato avrebbe trasferito, sul Titano, 23 milioni ritenuti connessi alla “Tangentopoli” italiana. Denaro confluito – a quanto pare - su conti intestati alla società lussemburghese Dolmen s.a.; in seguito parzialmente accreditato su un conto corrente della moglie dell'imprenditore, e – dopo lo “scudo fiscale ter” - su rapporti fiduciariamente riferibili alla stessa. Da qui il processo per riciclaggio iniziato oggi, che vede tra gli imputati Lamberto Geri. Il commercialista sammarinese, infatti, secondo l'accusa, sarebbe stato prestanome di Lorenzo Panzavolta, operando quale referente della sua famiglia presso Cassa di Risparmio. I figli del manager, invece, avrebbero partecipato alle azioni di trasferimento e investimento, inizialmente quali assistenti ed accompagnatori dell'anziana madre; successivamente – dopo un grave problema di salute - quali suoi procuratori. Le difese degli imputati, nella fase dedicata alle istanze preliminari, hanno contestato una presunta violazione del “principio del giudice naturale”, poiché il processo – inizialmente – era stato assegnato al Giudice Battaglino. Il Commissario della Legge Felici ha tuttavia precisato che la variazione è dovuta ad una normale riorganizzazione del lavoro, risalente al luglio 2017. Gli avvocati hanno chiesto poi di riportare gli atti in istruttoria, per l'asserita indeterminatezza del capo d'imputazione. Eccezioni considerate infondate dal Procuratore del Fisco. Infine si è passati alla escussione di 3 testimoni, tutti dipendenti Carisp. “Lorenzo Panzavolta – ha riferito una di loro – era un cliente di assoluto riguardo; si sapeva – ha aggiunto - che la Dolmen era riconducibile alla sua famiglia”. Un altro testimone ha precisato che, dopo lo scudo fiscale, erano i figli a decidere sulla gestione dei fondi. Attesa, nella prossima udienza, la testimonianza del direttore dell'AIF, Nicola Veronesi.
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