Per l'omicidio di Silvio Mannina, il 30enne bolognese ucciso il 28 febbraio a casa da Dritan Demiraj, il fornaio albanese di 29 anni assassino anche dell'ex compagna, Lidia Nusdorfi, alla stazione di Mozzate (Como) l'1 marzo, sarebbe indagato anche lo zio dell'albanese, Sadik Dine, un pescatore di 60 anni. Secondo gli inquirenti il pescatore la sera del 28 febbraio era presente sulla scena del delitto, a casa di Demiraj, dove i carabinieri hanno trovato, a distanza di un mese, una traccia ematica che potrebbe essere della vittima. Mannina sotto tortura fu costretto a chiamare Lidia col proprio cellulare per fissare un appuntamento, quello che alla donna sarebbe poi costata la vita alla stazione di Mozzate. Picchiato e sanguinante, Mannina fu finito con un filo elettrico intorno al collo, avvolto in un lenzuolo bianco e con un cappuccio di plastica, poi seppellito alla cava del lago Azzurro di Santarcangelo. Secondo le indagini quella sera ad agire in casa di Demiraj furono tre uomini, mentre Monica Sanchi la fidanzata Riccione dell'albanese, agli arresti a Como, collaborò al crimine portando Mannina a casa del fornaio. Lo zio dell'albanese interrogato mercoledì avrebbe negato il coinvolgimento nel delitto e al momento è libero. Resta sconosciuta l'identità del terzo uomo coinvolto nell'omicidio e nell'occultamento del cadavere del bolognese.
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