Renato Chisso, ex assessore regionale veneto alle Infrastrutture, gioca d'attacco e oltre a negare di aver incassato mazzette per il Mose annuncia querele. "Non ho ricevuto niente, non ho maggiordomi a casa" dice l'uomo che ha visto nascere il Passante e l'ospedale di Mestre e da qualche tempo la superstrada Pedemonatana veneta. Dall'altra parte però dovrà difendersi perché i pm, come si legge nell'ordinanza del Gip, sostengono che intascava dei soldi; anzi, avrebbe ricevuto anche del denaro da consegnare a Giancarlo Galan, all'epoca presidente veneto oggi parlamentare di Forza Italia. Figure ben diverse i due, stando a quel che si conosce: l'uno, quello che tutti hanno definito il 'doge' e su cui pende una richiesta d'arresto per corruzione, vive in una villa da favola sui colli euganei con tanto di servitù, ha casa e barche in Croazia; l'altro, l'ex assessore, in carcere a Pisa, sta in un'abitazione nella piccola Favaro, praticamente un rione di Mestre, e in vacanza va nella casa di alcuni famigliari a Thiene (Vicenza). Il Gip Alberto Scaramuzza, che ha scritto l'ordinanza con gli arresti, sostiene che Chisso fosse nel 'libro paga' del Consorzio Venezia Nuova a guida Giovanni Mazzacurati da oltre 10 anni. Chisso, scrive il Gip, citando gli interrogatori di Mazzacurati, ha ricevuto dalla fine degli anni '90 fino al 2013 uno stipendio annuo di 250 mila euro. Il suo compito era quello di agevolare l'iter dei progetti, accelerare le procedure di approvazione e fornire informazioni riservate. Pergiorgio Baita, Ad di Mantovani (una delle ditte del Cvn), in interrogatorio dice che per l'approvazione in salvaguardia di alcune opere e per evitare i controlli ministeriali dell'Ispra "300 mila euro li ha consegnati all'assessore Chisso la Claudia Minutillo" prima segretaria di Galan e poi imprenditrice. Baita precisa poi che "io poi ho avuto modo di parlare con Chisso, mi ha detto che era tutto a posto" ovvero "che aveva ricevuto". Una delle tante dazioni che dal 2004 arriva al 2008 in tranche e che rientrano in quattro pagamenti da 900mila euro l'uno in cui entra anche Galan, tutto denaro per i singoli e non per i partiti ai quali dice Baita "è andata poca roba". Denaro - ricostruisce il Gip - tirato fuori o direttamente dall'ex ad di Mantovani o con i fondi neri tenuti dalla Bmc di San Marino e raccolti da Mazzacurati. Baita poi racconta che per le dazioni "per quanto riguarda Chisso fino al 2005 ha sempre provveduto direttamente la dottoressa Minutillo; dal 2005 al 2010, quando abbiamo interrotto i rapporti con la Bmc, ho provveduto io". Da Parte sua. Claudia Minutillo conferma le parole di Baita ma si sofferma anche su aspetti curiosi. Per esempio quando dice: "ricordo che Chisso in più occasioni ebbe a lamentarsi del fatto che Giovanni Mazzacurati gli corrispondeva somme di denaro solo alle feste comandate, lo diceva ridendo, ma era chiaro che voleva essere remunerato più frequentemente. Tali affermazioni le fece più volte in alcuni pranzi che io, Chisso e Baita facemmo presso il ristorante da Ugo a Campalto" (località di Mestre). "So - rivela la Minutillo - che normalmente il Mazzacurati corrispondeva somme di denaro al Chisso presso l'hotel Monaco all'ora di pranzo". In un'altro interrogatorio il braccio destro di Baita, Nicolò Buson, parla di altre due consegne di denaro a Chisso una da 90mila e una da 10mila euro a Mestre e alla domanda su dove mettesse le somme dice "in una busta". "Chisso - aveva detto l'avvocato Antonio Forza, legale del politico veneziano - ha escluso in maniera categorica la fondatezza delle accuse fatte da Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati". Nel corso dell'interrogatorio, durato circa un'ora e mezzo, Chisso aveva negato "qualsiasi ruolo di intermediazione tra queste persone e Giancarlo Galan". (ANSA).
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