Maxi operazione dei Ros di Bologna che hanno stroncato narcotraffico e commercio di armi e scoperto un'organizzazione legata alla 'ndrangheta calabrese.
Tutto è iniziato nel 2010, con la cattura a Bologna di Nicola Acri, uno dei 100 latitanti più pericolosi al mondo, detto “occhi di ghiaccio”, descritto come killer spietato. Nell'operazione “Gangale”, così chiamata per uno dei soprannomi usati proprio da Acri, sono 17 i coinvolti, tutti di origini calabresi, indagati per associazione finalizzata al narcotraffico, detenzione di materiale esplodente e armi, favoreggiamento personale, tutto aggravato dalle finalità mafiose. Al centro un'organizzazione criminale di Bologna e che farebbe capo proprio al boss Acri, ma collegata al gruppo della 'ndrangheta di Rossano Calabro, Cosenza. Dda di Bologna e Catanzaro insieme hanno poi varcato le due regioni, il sequestro di beni per 600mila euro è avvenuto anche a Roma e Olbia. Sotto le Due Torri tutto ruotava intorno a una persona e a un negozio: Roberto Ammirato, 41 anni, detto zio Checco, che avrebbe aiutato Acri nella latitanza, e il bar Moka, in piazzetta Musi, gestito dalla suocera e dalla figlia di Ammirato. Da qui lo spaccio, quasi esclusivamente di cocaina: il Procuratore Alfonso ricorda anche i precedenti broker scoperti a Bologna, come Vincenzo Barbieri, che poi depositò i suoi soldi a San Marino.
Scoperto infine il narcotraffico di Acri tra Italia e Spagna, dove per il boss operava Maurizio Ragno, già condannato a 35 anni per vari reati. Tra i beni sequestrati, il bar, un negozio di casalinghi in via Beroaldo, un appartamento a Bologna ed uno a Santa Teresa di Gallura, auto, conti correnti e polizze assicurative.
Tutto è iniziato nel 2010, con la cattura a Bologna di Nicola Acri, uno dei 100 latitanti più pericolosi al mondo, detto “occhi di ghiaccio”, descritto come killer spietato. Nell'operazione “Gangale”, così chiamata per uno dei soprannomi usati proprio da Acri, sono 17 i coinvolti, tutti di origini calabresi, indagati per associazione finalizzata al narcotraffico, detenzione di materiale esplodente e armi, favoreggiamento personale, tutto aggravato dalle finalità mafiose. Al centro un'organizzazione criminale di Bologna e che farebbe capo proprio al boss Acri, ma collegata al gruppo della 'ndrangheta di Rossano Calabro, Cosenza. Dda di Bologna e Catanzaro insieme hanno poi varcato le due regioni, il sequestro di beni per 600mila euro è avvenuto anche a Roma e Olbia. Sotto le Due Torri tutto ruotava intorno a una persona e a un negozio: Roberto Ammirato, 41 anni, detto zio Checco, che avrebbe aiutato Acri nella latitanza, e il bar Moka, in piazzetta Musi, gestito dalla suocera e dalla figlia di Ammirato. Da qui lo spaccio, quasi esclusivamente di cocaina: il Procuratore Alfonso ricorda anche i precedenti broker scoperti a Bologna, come Vincenzo Barbieri, che poi depositò i suoi soldi a San Marino.
Scoperto infine il narcotraffico di Acri tra Italia e Spagna, dove per il boss operava Maurizio Ragno, già condannato a 35 anni per vari reati. Tra i beni sequestrati, il bar, un negozio di casalinghi in via Beroaldo, un appartamento a Bologna ed uno a Santa Teresa di Gallura, auto, conti correnti e polizze assicurative.
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