Pur non riguardandolo direttamente, ciò che sta accadendo – probabilmente – causerà un certo imbarazzo a Giulio Tremonti: che tutti a San Marino ricordano come inflessibile censore della Repubblica, giudicata una sorta di covo di evasori. Come una sorta di contrappasso, la notizia del coinvolgimento di un suo ex collaboratore – Gaetano Terrin – nello scandalo Offshoreleaks: che rischia di provocare un terremoto, a livello planetario, per banche e business men. Nel fango, tanto per citarne uno, il tesoriere di Hollande. Coinvolte – nell'inchiesta realizzata con il contributo di oltre trenta testate internazionali e 86 giornalisti in tutto il mondo – 100.000 persone, soprattutto miliardari, prestanome, banchieri ed intermediari, alla gogna per i rapporti oscuri con i paradisi fiscali dove transitano miliardi di euro ogni anno. Gli italiani sarebbero 200, e tra essi come dicevamo Gaetano Terrin: oggi siede nel collegio sindacale delle Generali ma all'epoca lavorava nello studio di Giulio Tremonti, di cui si definiva "stretto collaboratore". Secondo i giornalisti era il custode di un trust delle Cook Islands, paradiso fiscale della Polinesia. “Ho accettato quell'incarico per amicizia – avrebbe detto Terrin -, lo studio Tremonti non c'entra”. Tra gli italiani coinvolti – oltre all'ex collaboratore di Tremonti – anche Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom, e i commercialisti milanesi Oreste e Carlo Severgnini, che hanno incarichi professionali nei più importanti gruppi italiani. Le Monde ha annunciato la pubblicazione di un'altra serie di nomi nelle prossime ore.
Gianmarco Morosini
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