"Siamo riconoscenti ai carabinieri e agli inquirenti per il grande lavoro di questi giorni, portato avanti con determinazione ed efficacia". Così il presidente della Provincia di Pesaro Urbino, Matteo Ricci dopo l'arresto dei due presunti assassini dell'imprenditore pesarese Andrea Ferri, ucciso a colpi di pistola la sera del 3 giugno scorso in via Paterni. "L'impegno delle forze dell'ordine e della procura è stato encomiabile”. Plauso cui si unisce anche il Sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli. Certo è che in città rimane la rabbia e lo sgomento per una tragedia tanto atroce quanto assurda. Da una parte la posizione di Donald Sabanov: il 25enne macedone con il culto del fisico e della palestra che lavorava regolarmente in uno dei distributori di carburante della vittima. Per Ferri era quasi come un figlio, con lui si confidava, lo aveva più volte aiutato economicamente. Il sostegno ricambiato col sangue, solo per la sete di soldi. Se le accuse verranno confermate - ma pare siano già arrivate le prime ammissioni – Sabanov rischia l'ergastolo. Si pensa sia stato lui a premere il grilletto. Poi c'è Karim Bari, il 23enne italiano di origini marocchine, residente a Morciano. Promessa mancata del calcio, attualmente giocava nel Fiorentino, squadra che milita nel campionato sammarinese. Da tempo era disoccupato e bisognoso di soldi. Il suo ruolo nell'omicidio resta più nebuloso. Ma in casa sua è stata ritrovata l'arma del delitto. Per entrambi comunque l'accusa è la stessa: omicidio premeditato in concorso. Amici, Donald e Karim. Inseparabili, anche se pare si conoscessero da poco. Le indagini sono tutt'altro che concluse. Non si escludono infatti altri complici nel delitto, ma sul punto i carabinieri mantengono il massimo riserbo. Inoltre, manca ancora all'appello il denaro rubato due sere dopo il delitto da Sabanov nel caveau di una delle aree di servizio di cui Ferri era proprietario. Ma si guarda anche all'ambiente delle palestre da lui frequentato, l'uso di anabolizzanti e forse di droga.
Silvia Pelliccioni
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