Lo strumento delle intercettazioni telefoniche, che a San Marino ancora non esiste, si è dimostrato fondamentale per la buona riuscita dell'operazione Titano: gli inquirenti hanno messo sotto controllo anche utenze sammarinesi, riuscendo a venire a capo di un'indagine che lo stesso Giovanni Colangelo, capo della Procura di Napoli, ha definito complessa, proprio perché si svolge in parte in Italia e in parte a San Marino. Il procuratore capo ha espresso tutta la sua preoccupazione per il fatto che la criminalità organizzata si proietti sempre più verso altre Regioni. E Federico Cafiero De Raho, che dopo l'operazione Titano è stato trasferito a capo della Procura di Reggio Calabria, ha fatto notare che il pericolo maggiore è proprio il riciclaggio, e le invasioni in territori molto diversi dal casertano. “E' la dimostrazione dell'alto livello di reinvestimenti del clan – ha spiegato – e di come questi avessero investito nella finanziaria Fincapital; di fronte alle difficoltà economiche di questa aveva prima preteso la restituzione del denaro investito, poi in mancanza di contante voleva la cessione di ville ed autovetture”. Le ville erano quelle a due passi da San Marino, riconducibili a Roberto Zavoli, che dovevano spartirsi i Casalesi e gli Acerrani. Uno dei collaboratori, anzi, aveva riferito che le ville erano state estorte a Zavoli, il quale era stato anche sequestrato affinché intestasse gli immobili a esponenti del gruppo Mariniello e a soggetti indicati dalla famiglia Schiavone. Poi però, sostengono gli inquirenti, divenne socio di Vallefuoco, con lui diede vita anche alla società Za.Va. Group, nome preso proprio dalle iniziali dei loro cognomi.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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