Il nome che evoca lo scandalo finanziario spunta tra le pieghe del processo Aemilia, che udienza dopo udienza lascia affiorare lo sfondo consapevole in cui imprenditori facevano affari sporchi con la 'ndrangheta, in un contesto in cui anche il sisma che mise in ginocchio la Regione divenne un business, grazie a ditte compiacenti. A fare il nome della Rimini Yacht il pentito Pino Giglio, riferendosi agli affari di uno degli imputati del maxi processo, Sergio Bolognino, che era secondo l'accusa in contatto con tutti gli esponenti apicali del sodalizio di 'ndrangheta emiliano. " Bolognino era in contatto con la Rimini Yacht per la vendita di imbarcaizoni di lusso" ha detto il pentito".
Medesimo il meccanismo dell'inchiesta nata a Rimini, il cui filone sammarinese si concluse con una condanna per truffa: imbarcazioni vendute a più soggetti. Un anno fa il latitante Giulio Lolli, patron della Rimini Yacht, in una intervista esclusiva via skype ci raccontò la sua verità da Tripoli: i successi da imprenditore, il fallimento della società, la fuga prima in Tunisia poi in Libia, dove viene arrestato e rinchiuso in un carcere politico, la lotta accanto ai rivoluzionari libici, la sua volontà di non tornare in Italia dove è tuttora ricercato per associazione a delinquere ed estorsione. Il suo nome, insieme ad altri protagonisti della cronaca emiliano romagnola degli ultimi anni, spunta nel corso di un processo dove si intrecciano politica, affari e 'ndrangheta. Con un unico obiettivo, che il pentito Pino Giglio sintetizza in poche parole “Nicolino Grande Aracri avrebbe fatto tutto per soldi”
Sara Bucci
Medesimo il meccanismo dell'inchiesta nata a Rimini, il cui filone sammarinese si concluse con una condanna per truffa: imbarcazioni vendute a più soggetti. Un anno fa il latitante Giulio Lolli, patron della Rimini Yacht, in una intervista esclusiva via skype ci raccontò la sua verità da Tripoli: i successi da imprenditore, il fallimento della società, la fuga prima in Tunisia poi in Libia, dove viene arrestato e rinchiuso in un carcere politico, la lotta accanto ai rivoluzionari libici, la sua volontà di non tornare in Italia dove è tuttora ricercato per associazione a delinquere ed estorsione. Il suo nome, insieme ad altri protagonisti della cronaca emiliano romagnola degli ultimi anni, spunta nel corso di un processo dove si intrecciano politica, affari e 'ndrangheta. Con un unico obiettivo, che il pentito Pino Giglio sintetizza in poche parole “Nicolino Grande Aracri avrebbe fatto tutto per soldi”
Sara Bucci
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