L'esposto finalizzato a denunciare una sorta di “caporalato” nella gestione delle badanti all'interno dell'ospedale di Stato risale al febbraio del 2018. La sentenza del processo è attesa per il prossimo 3 febbraio, giorno in cui il Commissario delle legge ha fissato le conclusioni. I tempi dilatati dell'istruttoria dibattimentale hanno sicuramente ridimensionato l'eco mediatica che accompagnò la vicenda, la cui genesi - in particolare come si è originata la raccolta di alcune informazioni poi confluite nel fascicolo di indagine che ha portato al rinvio a giudizio -, meritava per la difesa della principale imputata un approfondimento probatorio ulteriore, anche per via del fatto che gli incontri con la firmataria dell'esposto avvenivano nella sede del movimento civico Rete.
Ma dopo avere ascoltato l'ultima testimonianza, una badante straniera che ha deposto con formula assistita, il Commissario della legge ha rigettato l'istanza e fissato le ultime due udienze.
Il 27 novembre le tre imputate, due donne straniere accusate della gestione clandestina del lavoro delle badanti all'interno dell'ospedale e di minacce alle assistenti non allineate, e l'allora coordinatrice infermieristica, accusata di favorire le due, potranno farsi interrogare o rendere dichiarazioni spontanee.
La dipendente Iss, sospesa da tre anni dal proprio incarico, è decisa ad uscire a testa alta dal processo: non solo ha rinunciato alla prescrizione, ma ha già comunicato - tramite il proprio legale - la disponibilità ad essere interrogata.