Chiedono l’assoluzione per i loro assistiti e presentano il conto di una sofferenza che ha travolto vite private ed azzerato carriere. L’avvocato di Massimiliano Sensi, membro del collegio sindacale del Credito Sammarinese per il quale ieri il Procuratore del Fisco Roberto Cesarini ha chiesto l’assoluzione, ricorda come dietro ad una inchiesta che ha visto una collaborazione tra Stati fino ad allora non scontata, abbia avuto effetti catastrofici per una serie di persone che “fin dalle prime indagini – accusa- era evidente non c’entrassero nulla”.
Al commissario delle legge Felici i legali ricordano l’importanza di una sentenza ormai prossima in un procedimento in cui nel parallelo italiano “non sono state valutate le singole posizioni”, a scapito di soggetti come Pietro Daidone, chiesta anche per lui l’assoluzione, o come il capo del personale Edoardo Morri, quest’ultimo peraltro assolto a Catanzaro, dove ha chiesto il rito abbreviato, insieme ad altri due imputati. Per i due promoter del Credito Sammarinese Domenico Macrì e Barbara Gabba, invece, e per i due professionisti calabresi Domenico e Salvatore Lubiana, che li misero in contatto con il narcotrafficante Vincenzo Barbieri, la Procura Fiscale ha invece chiesto quattro anni e sette mesi; nel chiederne l’assoluzione i legali definiscono la contestazione una forzatura, “un ruolo che non c’è.” Per ognuno dei legali il proprio assistito è insomma una sorta di clandestino a bordo di un processo in cui è finito dopo una brutta storia di fiducia mal riposta: Salvatore Lubiana nei confronti del fratello Domenico, quest’ultimo nei confronti di Valter Vendemini.
Qualcosa di più del solito scaricabarile insomma e l’ex direttore generale è stato tirato in ballo in ogni arringa di questo processo in cui le date rivestono grande importanza nello stabilire la consapevolezza delle azioni contestate “il 28 dicembre- spiega Sergio Rotundo, avvocato di Lucio Amati- è una data simbolica non tanto e non solo per l’apertura del conto corrente a nome di Barbieri, quanto per il fatto che si è verificato: andare in Italia, prendere un borsa di soldi e portarla a San Marino”. Domani toccherà proprio alla difesa Vendemini.
Al commissario delle legge Felici i legali ricordano l’importanza di una sentenza ormai prossima in un procedimento in cui nel parallelo italiano “non sono state valutate le singole posizioni”, a scapito di soggetti come Pietro Daidone, chiesta anche per lui l’assoluzione, o come il capo del personale Edoardo Morri, quest’ultimo peraltro assolto a Catanzaro, dove ha chiesto il rito abbreviato, insieme ad altri due imputati. Per i due promoter del Credito Sammarinese Domenico Macrì e Barbara Gabba, invece, e per i due professionisti calabresi Domenico e Salvatore Lubiana, che li misero in contatto con il narcotrafficante Vincenzo Barbieri, la Procura Fiscale ha invece chiesto quattro anni e sette mesi; nel chiederne l’assoluzione i legali definiscono la contestazione una forzatura, “un ruolo che non c’è.” Per ognuno dei legali il proprio assistito è insomma una sorta di clandestino a bordo di un processo in cui è finito dopo una brutta storia di fiducia mal riposta: Salvatore Lubiana nei confronti del fratello Domenico, quest’ultimo nei confronti di Valter Vendemini.
Qualcosa di più del solito scaricabarile insomma e l’ex direttore generale è stato tirato in ballo in ogni arringa di questo processo in cui le date rivestono grande importanza nello stabilire la consapevolezza delle azioni contestate “il 28 dicembre- spiega Sergio Rotundo, avvocato di Lucio Amati- è una data simbolica non tanto e non solo per l’apertura del conto corrente a nome di Barbieri, quanto per il fatto che si è verificato: andare in Italia, prendere un borsa di soldi e portarla a San Marino”. Domani toccherà proprio alla difesa Vendemini.
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