Il rischio di una prescrizione sembrerebbe da escludere; essendo piuttosto lunghi i termini di estinzione del reato in oggetto. Certo è che il numero elevato di imputati, rende problematico l'incedere della fase dibattimentale; specie se si considerano le difficoltà nell'escussione dei testimoni richiesti dai collegi difensivi. Tutto ruota – come noto - intorno al riciclaggio di 1 milione e 300.000 euro, ritenuti provento del narcotraffico di Vincenzo Barbieri: ‘ndranghetista assassinato nel marzo 2011. L'inchiesta, pochi mesi dopo, coinvolse il Credito Sammarinese e i suoi vertici, tra cui il Presidente Lucio Amati e il direttore Valter Vendemini. Quest'ultimo era l'unico, degli imputati, oggi presente in Aula. Sentito – infatti - il teste convocato dai suoi legali: il notaio bolognese Federico Rossi, che – nel 2010 – si occupò delle pratiche di una compravendita delle quote di una società, la Tiche srl. L'acquirente era proprio Barbieri e “i pagamenti – ha ricordato oggi il professionista – erano debitamente tracciati; vi era poi la fideiussione di una banca di assoluta serietà come CARISBO”. “I bilanci della società – ha sottolineato – erano precisi, e mi sentii soddisfatto nell'ambito dei miei doveri sull'antiriciclaggio”. Il notaio ha anche detto, al Giudice Felici, di essere venuto a conoscenza solo in seguito, delle reali attività di Barbieri: con la notizia dell'omicidio. L'intento dei legali di Vendemini sembrerebbe il seguente chiaro: dimostrare che pure al Credito Sammarinese si ignorasse la provenienza illecita del denaro. Attesa, oggi, anche l'escussione di altri 4 testi chiamati dalle Difese; ma nessuno di loro si è presentato: lo stesso copione dell'udienza del 21 settembre scorso. Almeno uno, dei testimoni, avrebbe tuttavia espresso – ai legali di un imputato - la disponibilità a comparire. Ancora da definire la data della prossima udienza.
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