Piantonato dagli agenti di Polizia, ospitato nella gabbia dei detenuti interna all'aula “Falcone e Borsellino” del Tribunale di Rimini, c'era Francesco Vallefuoco, giunto dal carcere napoletano di Poggio Reale, uno degli imputati eccellenti del processo Vulcano, la prima inchiesta a far emergere l'infiltrazione malavitosa in Emilia Romagna, il fenomeno del racket, l'estorsione e l'usura tra la Riviera e San Marino contro alcuni imprenditori, commesse dal gruppo capeggiato proprio da Vallefuoco, vicino ai Casalesi, e nome ormai molto noto anche nella piccola Repubblica, tornato nelle inchieste “Staffa” e “Titano” che vedevano coinvolta la Fincapital e l'avvocato Bacciocchi. Tra gli imputati presente anche Francesco Sinatra, mentre il sammarinese Roberto Zavoli è stato dichiarato contumace. Ma ne mancava un altro, Sergio Romano, già ai domiciliari, e il suo difensore avvocato Riccardo Moschetta ha presentato un'eccezione preliminare per omessa notifica, tenuta in considerazione perché il collegio giudicante presieduto da Massimo Di Patria ha disposto il rinvio alla prossima udienza, già fissata al 13 marzo. L'avvocato difensore di Francesco Vallefuoco, Giuseppe Montanile, ha ricordato come la richiesta di giudizio abbreviato per il suo cliente sia stata rigettata, e che presenterà una serie di testi a difesa del suo cliente, “perché riteniamo – ha detto – che sia ancora possibile prospettare una diversa ricostruzione dei fatti”. Per quanto riguarda San Marino, ha detto, l'unica comunicazione giudiziaria nei confronti di Vallefuoco risale ad almeno un paio di anni fa: da allora, silenzio più assoluto.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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