Immobili e terreni del valore di circa 10 milioni. Questa la confisca eseguita dai finanzieri del Comando provinciale di Rimini, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Corte d'appello di Bologna. I beni confiscati appartengono agli eredi di "G.B., soggetto residente a Savignano sul Rubicone, gravato da precedenti penali, indagato per i reati di usura e abusiva attivita' finanziaria, ma deceduto nel corso delle indagini". Indagini che, spiega la Guardia di finanza, erano scattate "a seguito della denuncia presentata da un cittadino che affermava di essere vittima di usura da parte dell'uomo". E in effetti "le intercettazioni telefoniche, riscontrate attraverso sequestri di documentazione contabile ed extracontabile", hanno fatto emergere che l'indagato "aveva erogato prestiti a tassi usurari a numerose persone, con tassi che variavano dall'85% al 958%", e pur non essendo iscritto all'albo tenuto dalla Banca d'Italia "aveva concesso finanziamenti attraverso risorse proprie a numerose persone".
Il pm riminese Paolo Gengarelli aveva richiesto per l'uomo "gli arresti domiciliari e il sequestro preventivo dei beni di cui, direttamente o tramite societa' a lui riconducibili, era proprietario". Il presunto usuraio nel frattempo e' pero' morto dunque il reato estinto. Visti "i gravi indizi di reato emersi", i finanzieri hanno eseguito nuove indagini economico-patrimoniali, proponendo alla Procura la confisca, nei confronti degli eredi, "dei beni di cui l'indagato era risultato proprietario in maniera sproporzionata rispetto al reddito prodotto e all'attivita' economica svolta". Conclusione condivisa dal pm Davide Ercolani, che ha percio' proposto "la confisca dei beni individuati dalle Fiamme gialle riminesi, del valore di 10 milioni", ma non dal Tribunale di Rimini che ha rigettato la richiesta. La Corte d'appello di Bologna l'ha invece accolta, disponendo "la confisca di 10 terreni nel Comune di Savignano, del valore complessivo di sette milioni, e di un immobile nel Comune di Rimini, sede di un noto ristorante sul lungomare, del valore stimato di tre milioni". Il ristorante, che si trova nella frazione di Torre Pedrera, "e' stato pero' lasciato a disposizione degli attuali gestori, risultati estranei ai fatti".
Il pm riminese Paolo Gengarelli aveva richiesto per l'uomo "gli arresti domiciliari e il sequestro preventivo dei beni di cui, direttamente o tramite societa' a lui riconducibili, era proprietario". Il presunto usuraio nel frattempo e' pero' morto dunque il reato estinto. Visti "i gravi indizi di reato emersi", i finanzieri hanno eseguito nuove indagini economico-patrimoniali, proponendo alla Procura la confisca, nei confronti degli eredi, "dei beni di cui l'indagato era risultato proprietario in maniera sproporzionata rispetto al reddito prodotto e all'attivita' economica svolta". Conclusione condivisa dal pm Davide Ercolani, che ha percio' proposto "la confisca dei beni individuati dalle Fiamme gialle riminesi, del valore di 10 milioni", ma non dal Tribunale di Rimini che ha rigettato la richiesta. La Corte d'appello di Bologna l'ha invece accolta, disponendo "la confisca di 10 terreni nel Comune di Savignano, del valore complessivo di sette milioni, e di un immobile nel Comune di Rimini, sede di un noto ristorante sul lungomare, del valore stimato di tre milioni". Il ristorante, che si trova nella frazione di Torre Pedrera, "e' stato pero' lasciato a disposizione degli attuali gestori, risultati estranei ai fatti".
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