Resta solo da capire perché il 35 enne riminese, originario di Torino ma residente in zona, si sia accanito con tale violenza si Jaqueline – come era noto nell'ambiente il trans 42enne, fino a ridurlo in fin di vita. E' probabile che si tratti di un regolamento di conti per una partita di droga, ma la polizia non si sbilancia. Il giovane ha confessato. Le prove peraltro erano schiaccianti: sms, la testimonianza del coinquilino, le impronte, e la conferma dello stesso Jaqueline, che è ancora in gravissime condizioni ma si è svegliato e l'ha riconosciuti in foto.
Il 35enne (B.M le sue iniziali) è incensurato, aveva appena rilevato un bar a Cattolica, abita con la madre e si trovava a casa con lei al momento dell'arresto. Deve rispondere di un accusa gravissima: tentato omicidio con premeditazione. Il coltello da macellaio col quale ha infierito sul transessuale non apparteneva agli utensili della cucina dell'appartamento dove si è consumato il fatto. E' stato portato via proprio dal bar di Cattolica. Resta da chiarire perché abbia incontrato il trans, con il quale era legato da rapporto di fiducia e non occasionale, con l'intento di punirlo in maniera così atroce. Di certo Jaqueline non sospettava nulla. Altrimenti no avrebbe chiesto al suo coinquilino, transessuale anch'esso, di chiudersi in camera mentre intratteneva il cliente. Determinante, nella svolta della vicenda, proprio la testimonianza dell'amico.
Nel video l'intervista a Nicola Vitale, dirigente Squadra Mobile Questura di Rimini
Il 35enne (B.M le sue iniziali) è incensurato, aveva appena rilevato un bar a Cattolica, abita con la madre e si trovava a casa con lei al momento dell'arresto. Deve rispondere di un accusa gravissima: tentato omicidio con premeditazione. Il coltello da macellaio col quale ha infierito sul transessuale non apparteneva agli utensili della cucina dell'appartamento dove si è consumato il fatto. E' stato portato via proprio dal bar di Cattolica. Resta da chiarire perché abbia incontrato il trans, con il quale era legato da rapporto di fiducia e non occasionale, con l'intento di punirlo in maniera così atroce. Di certo Jaqueline non sospettava nulla. Altrimenti no avrebbe chiesto al suo coinquilino, transessuale anch'esso, di chiudersi in camera mentre intratteneva il cliente. Determinante, nella svolta della vicenda, proprio la testimonianza dell'amico.
Nel video l'intervista a Nicola Vitale, dirigente Squadra Mobile Questura di Rimini
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