“Abbiamo l'impressione che le notizie siano state gonfiate. Siamo a Rimini da 17 anni, e il nostro rapporto con la Questura è sempre stato solido”. Così uno dei responsabili del centro islamico delle Celle, che si dice sorpreso per quanto appreso dalla stampa. Il quadro disegnato dal Resto del Carlino è inquietante. Si parla di 9 indagati – dalla Procura di Bologna – per associazione con finalità di terrorismo. I residenti a Rimini sarebbero 3: un albanese, un macedone ed un tunisino; gli altri graviterebbero nell'area del Cesenate e a Ravenna. Nell'articolo si spiega che gli uomini della Digos e della Guardia di Finanza sarebbero arrivati a loro dopo una serie di intercettazioni, e seguendo un robusto flusso di denaro, anche verso territori a forte presenza jihadista. Si parla ad esempio di un bonifico di 900.000 euro, spedito all'estero da uno degli indagati. A quel punto sarebbero scattati sequestri e perquisizioni. Ma soprattutto il Carlino parla di Rimini come punto di riferimento regionale, e forse di reclutamento, dell'estremismo salafita. Proprio a questa scuola di pensiero dell'Islam sunnita – il salafismo – si ispirano i membri del centro islamico delle Celle. “Due di coloro che sono indicati come indagati – fanno sapere – frequentano la nostra sala; sono operai, li conosciamo abbastanza per affermare che nulla hanno a che fare con attività illecite. Gli imprenditori – invece - erano residenti nel Cesenate, ma ci risulta non fossero particolarmente religiosi”. Ci sono poi altri aspetti che, secondo gli esponenti del centro islamico riminese, non tornano. “Quando c'è il minimo sospetto di radicalizzazione – affermano – uno straniero viene immediatamente espulso. In questo caso, invece, sarebbero indagati a piede libero. In occasione delle perquisizioni – inoltre – alcuni di essi si trovavano all'estero, ma sono rientrati ugualmente in Italia, consapevoli – probabilmente – di non avere nulla da temere”. Nessuna dichiarazione, infine, da Questura e Fiamme Gialle. Il sospetto è che all'origine dell'articolo vi sia una fuga di notizie; non è dato sapere se ciò – eventualmente – abbia in qualche modo ostacolato l'attività investigativa.
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