Al via il processo ai cinque "amici" di Fabrizio Corona che aiutarono il paparazzo dei vip nel trasferire a San Marino i soldi della 'Corona's', società finita in bancarotta. I cinque devono quindi rispondere del reato di riciclaggio davanti al giudice di primo grado, Alberto Buriani. Si tratta di due riccionesi, Gian Mario Matera e Luciano Vannucci, e di due sammarinesi, Massimo Maria Micheloni e Tiziano Bruno. Oggi in aula sono stati sentiti due dipendenti del Credito sammarinese, l'istituto di cui si servirono gli imputati, l'investigatore della polizia civile che seguì le indagini e un consulente delle società coinvolte. Fabrizio Corona che non è imputato in questo processo, era stato sentito con rogatoria del commissario della legge sammarinese, Rita Vannucci. L'inchiesta sammarinese sulle somme riconducibili al fotografo, ora detenuto per le note vicende italiane, un milione e 300mila euro di cui un milione e 200mila sequestrati dalla magistratura del Titano, parte nel 2010 da una rogatoria della Procura di Milano che all'epoca indagava sulla bancarotta fraudolenta della Coronàs. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, un milione e 300mila euro erano stati trasferiti a San Marino attraverso la costituzione di un'altra società, la 'Fenice srl', di diritto sammarinese, e della quale lo stesso Corona risultava essere amministratore unico. La stessa somma sarebbe poi passata alla società 'Zeta srl', anch'essa di diritto sammarinese, della quale risultava amministratore unico Giorgio Urbinati, e attraverso quest'ultima con false vendite e altrettanto false fatture, alla 'Ta.Da.' Ltd, società di diritto inglese con amministratore Tiziano Bruno. La Ta.Da. risultava avere un conto presso la 'Polis s.a', finanziaria dello stesso Credito Sammarinese. Oggi in aula, si é posto in evidenza come tra prelievi e versamenti effettuati tra i conti della varie società passassero solo 20 secondi. L'udienza è stata quindi rinviata al 20 maggio.
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