L’alba di una nuova stagione calcistica e, localmente, di una nuova ‘era’ per la Rimini calcio comincia purtroppo nel segno di pratiche di cui avremmo volentieri fatto a meno. Mentre il mondo del pallone si interroga sul suo futuro dopo il tracollo di risultati sancito nei mondiali brasiliani, la perdita costante di appeal sia in Italia sia verso l’estero e una cultura sportiva che arranca, e a poche ore di distanza dal nuovo corso in Federazione, tifosi e gli appassionati si trovano al ‘pronti, via’ a dover registrare i mali di sempre. Il debutto al Neri del nuovo Rimini nell’amichevole di lusso contro il Bologna, sulla carta l’occasione di una ‘ripartenza’ nel nome della festa, è stato rovinato dall’ennesimo episodio di violenza fuori dallo stadio. Il fatto che non ci siano stati feriti e che il pronto intervento delle forze dell’ordine abbia consentito di riportare tutto alla normalità nel giro di pochi minuti, non può spingerci a sminuire un episodio che dimostra come il mondo del pallone continui a dover fare i conti con gente a cui del calcio importa nulla. Ieri sera si è trattato di un gruppo di persone appositamente arrivate a Rimini con l’intento di trovare lo scontro con la fazione ‘opposta’ e che di entrare allo stadio non avevano (viene da dire fortunatamente) alcuna intenzione. E così chi era in fila al botteghino, tra cui diverse famiglie con bambini a seguito, hanno dovuto assistere allo ‘spettacolo’ pericoloso e nauseante di bottiglie lanciate, ragazzi incappucciati e scontri tra fazioni all’insegna di chissà quale alto ideale. E paradosso, questo è avvenuto nella serata in cui, oltre alla prima squadra, si lanciava anche l’attività delle squadre giovanili del Rimini, con la presentazione dei piccoli atleti che avrebbe meritato ben altra cornice. Francamente disgustoso.Il risultato? Nessun ferito si diceva, ma i soliti danneggiamenti che la collettività dovrà ripagare, la diffusione di un senso di insicurezza per chi abita nelle vicinanze dello stadio e una nuova dimostrazione che il calcio deve fare ancora tanta strada per liberarsi dai suoi mali. Mali che ricadono poi sulle città, sulla collettività, su tutti. E’ chiaro come non si possa proporre una sola logica di repressione, blindando gli impianti come fossero carceri di sicurezza e imbottendo le immediate vicinanze di agenti delle forze dell’ordine.
Il problema è diverso e chiama in causa chi il calcio lo ama ma soprattutto chi lo gestisce, a tutti i livelli. Non è un mistero che in Italia troppe società siano influenzate, uso un eufemismo, da piccole o grandi cerchie di pseudo tifosi che, a colpi di risse, violenze, occupazione degli spazi fisici dentro e fuori gli stadi, finiscono per incidere anche sulle scelte strategiche. Rimini magari ha una situazione migliore (o meno preoccupante) rispetto alle altre ma negli ultimi mesi sono accaduti episodi che non possono essere minimizzati. Non più tardi di qualche settimana fa, nel giugno scorso, ricordo bene quelle minacce scritte sui muri rivolte agli ex soci della Rimini calcio, quando eravamo nel bel mezzo della trattativa per definire il delicato passaggio di proprietà. Parole pericolose al pari di una sfida tra fazioni, come quella avvenuta ieri sera al ‘Neri’. Per questo mi appello al presidente Fabrizio De Meis, di cui l’Amministrazione ha sposato il progetto per la rinascita della prima squadra della città, affinché al percorso di ricostruzione sportiva si affianchi anche una ricostruzione ‘culturale’. Simbolicamente si tratta di scegliere tra le bottigliate tra facinorosi e i ragazzini e le loro famiglie che attendevano impazienti e pieni di entusiasmo la presentazione dell’attività giovanile biancorossa. Non ci dovrebbe neanche essere una scelta. Ma se siamo qui oggi già a porre la domanda, vuol dire che la partenza non è stata proprio felice…”.
Il problema è diverso e chiama in causa chi il calcio lo ama ma soprattutto chi lo gestisce, a tutti i livelli. Non è un mistero che in Italia troppe società siano influenzate, uso un eufemismo, da piccole o grandi cerchie di pseudo tifosi che, a colpi di risse, violenze, occupazione degli spazi fisici dentro e fuori gli stadi, finiscono per incidere anche sulle scelte strategiche. Rimini magari ha una situazione migliore (o meno preoccupante) rispetto alle altre ma negli ultimi mesi sono accaduti episodi che non possono essere minimizzati. Non più tardi di qualche settimana fa, nel giugno scorso, ricordo bene quelle minacce scritte sui muri rivolte agli ex soci della Rimini calcio, quando eravamo nel bel mezzo della trattativa per definire il delicato passaggio di proprietà. Parole pericolose al pari di una sfida tra fazioni, come quella avvenuta ieri sera al ‘Neri’. Per questo mi appello al presidente Fabrizio De Meis, di cui l’Amministrazione ha sposato il progetto per la rinascita della prima squadra della città, affinché al percorso di ricostruzione sportiva si affianchi anche una ricostruzione ‘culturale’. Simbolicamente si tratta di scegliere tra le bottigliate tra facinorosi e i ragazzini e le loro famiglie che attendevano impazienti e pieni di entusiasmo la presentazione dell’attività giovanile biancorossa. Non ci dovrebbe neanche essere una scelta. Ma se siamo qui oggi già a porre la domanda, vuol dire che la partenza non è stata proprio felice…”.
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