Era destino che il percorso criminale di Anis Amri, in Europa, terminasse nel Paese dove era iniziato: l'Italia. Anni fa lo sbarco a Lampedusa, dove aveva incendiato il centro d'accoglienza; poi il carcere e la radicalizzazione. A Berlino, alla guida di un tir, ha cancellato 13 vite. Sembrava scomparso, in realtà era a Parigi. Dalla Capitale francese ha preso un treno: destinazione Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, forse una cellula islamista era pronta a coprirlo. Quel che è certo è che intorno alle 3 di notte è stato avvistato in una piazza nei pressi della stazione, da una pattuglia. Si trattava di un normale controllo; ciò che è accaduto dopo è stato spiegato dallo stesso Ministro agli Interni Minniti. Uno dei due agenti è stato colpito non gravemente ad una spalla, l'altro ha risposto al fuoco, uccidendo il tunisino. L'antiterrorismo milanese ha effettuato il riconoscimento attraverso le impronte digitali e ha riscontrato che la calibro 22, che ha ferito il poliziotto, è la stessa pistola utilizzata da Amri in occasione della strage. Poche ore dopo è stato diffuso un video nel quale il nordafricano giurava fedeltà all'ISIS e prometteva vendetta per i raid aerei contro i musulmani. Nel ringraziare la polizia italiana per il suo intervento, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ricordato Fabrizia Di Lorenzo, vittima italiana dell'attentato al mercatino di Natale.
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