“Un soldato eroico del califfato ha colpito uno dei più famosi nightclub dove i cristiani celebrano la loro festività apostata”. Con queste parole il sedicente Stato Islamico ha rivendicato l'attentato al “Reina”: il locale della “Istanbul bene”, sulle rive del Bosforo, dove 39 persone sono state uccise a sangue freddo, a colpi di fucile d'assalto. Tanti analisti – del resto – avevano previsto che il recente cambio di rotta in politica estera di Erdogan - dopo 5 anni di sostegno ai jihadisti, per giungere ad un regime change a Damasco – avrebbe portato ad attentati in serie sul suolo turco. Un rapporto di causa-effetto confermato dalla stessa rivendicazione del DAESH. “Il governo di Ankara – si legge nella nota lanciata dall'agenzia Amaq - dovrebbe sapere che il sangue dei musulmani, uccisi dai suoi aerei e dalla sua artiglieria, provocherà un fuoco nella sua casa per volere di Dio”. Nel frattempo prosegue la caccia al killer. Le foto diffuse ieri – di un giovane dai tratti centroasiatici - non sarebbero attendibili. Il ricercato infatti non avrebbe la barba, come emerge dalle immagini di una telecamera di sorveglianza. 8 sospetti militanti dell'ISIS sono stati arrestati per presunti coinvolgimenti nell'attacco. Nella discoteca si trovava anche un gruppo di giovani italiani: tre modenesi, un palermitano ed una ragazza bresciana. Si sono salvati buttandosi a terra, riuscendo a cavarsela solo con qualche escoriazione. Solidarietà, alla Turchia, anche da San Marino. Il Segretario di Stato agli esteri ha inviato un messaggio di cordoglio al collega turco Mevlut Cavusoglu. Ciò che è accaduto a Istanbul – ha scritto Nicola Renzi - “può succedere davvero ovunque e nessuno può dirsi al sicuro in un mondo in cui la libertà è sottoposta costantemente al limite della paura”
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