Gli ospiti della casa San Michele hanno paura di farsi vedere in pubblico. Vanno al lavoro, ma non frequentano luoghi come la mensa, per timore di essere derisi. A dirlo è Giovanni Ceccoli, che si occupa dell'accoglienza nella struttura di Borgo Maggiore. Si riferisce ai due africani ospitati a San Marino. Si erano già trovati in questa condizione, prosegue Ceccoli, raccontando quello che, a giudicare dalla sue parole, sembra essere uno degli effetti delle ultime ore di tensione sociale in Repubblica.
Ma per comprendere la situazione, bisogna tornare indietro. Sabato 5 maggio: una donna sammarinese racconta di essere stata aggredita da un ragazzo di colore la sera prima davanti al bocciodromo di Borgo e sporge denuncia contro ignoti. Per lei una prognosi di sei giorni. Dopo il fatto, il marito ha raggiunto “insieme alla gendarmeria” - così dice - la casa di accoglienza pensando a “un eventuale riconoscimento del colpevole”.
Nelle ore successive, i social network esplodono, con commenti sopra le righe. Tra le frasi, anche critiche al Governo e alle politiche di accoglienza di San Marino. E una serie di botta e risposta tra chi guarda allo straniero come a un pericolo e chi condanna questi messaggi come xenofobi.
Domenica 6 maggio: l'amministratore unico dell'Antincendio Sammarinese e consigliere di Civico10, Jader Tosi, sporge querela alla gendarmeria insieme al suo socio dopo che, sabato, alcune persone si sono fermate davanti all'azienda fotografando un piccolo gruppo di ospiti di colore che stavano partecipando a un corso. Un clima da “caccia all'uomo”, lo ha definito Tosi.
Società civile e istituzioni statali e religiose si sono unite per una marcia contro l'odio, sabato 13 maggio alle 16,30 in Città. Sull'aggressione denunciata, massimo riserbo della gendarmeria che si sta muovendo in tutte le direzioni per fare luce sulla vicenda. Nel frattempo, in Rete si inizia a porre un freno ai messaggi: tra gli amministratori dei gruppi Facebook locali c'è chi cancella quelli non rispettosi e c'è chi invita alla calma. Un ecosistema informatico che si auto-controlla, quindi. Un po' come un individuo che si accorge di aver passato il segno e rimette a posto i pensieri. Magari pensando qualche secondo in più prima di cliccare quel pulsante “pubblica”.
Mauro Torresi
Ma per comprendere la situazione, bisogna tornare indietro. Sabato 5 maggio: una donna sammarinese racconta di essere stata aggredita da un ragazzo di colore la sera prima davanti al bocciodromo di Borgo e sporge denuncia contro ignoti. Per lei una prognosi di sei giorni. Dopo il fatto, il marito ha raggiunto “insieme alla gendarmeria” - così dice - la casa di accoglienza pensando a “un eventuale riconoscimento del colpevole”.
Nelle ore successive, i social network esplodono, con commenti sopra le righe. Tra le frasi, anche critiche al Governo e alle politiche di accoglienza di San Marino. E una serie di botta e risposta tra chi guarda allo straniero come a un pericolo e chi condanna questi messaggi come xenofobi.
Domenica 6 maggio: l'amministratore unico dell'Antincendio Sammarinese e consigliere di Civico10, Jader Tosi, sporge querela alla gendarmeria insieme al suo socio dopo che, sabato, alcune persone si sono fermate davanti all'azienda fotografando un piccolo gruppo di ospiti di colore che stavano partecipando a un corso. Un clima da “caccia all'uomo”, lo ha definito Tosi.
Società civile e istituzioni statali e religiose si sono unite per una marcia contro l'odio, sabato 13 maggio alle 16,30 in Città. Sull'aggressione denunciata, massimo riserbo della gendarmeria che si sta muovendo in tutte le direzioni per fare luce sulla vicenda. Nel frattempo, in Rete si inizia a porre un freno ai messaggi: tra gli amministratori dei gruppi Facebook locali c'è chi cancella quelli non rispettosi e c'è chi invita alla calma. Un ecosistema informatico che si auto-controlla, quindi. Un po' come un individuo che si accorge di aver passato il segno e rimette a posto i pensieri. Magari pensando qualche secondo in più prima di cliccare quel pulsante “pubblica”.
Mauro Torresi
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