Secondo l'accusa avrebbe turbato le funzioni religiose celebrate presso “Casa San Michele”, proferendo ad alta voce insulti e bestemmie e facendo schiamazzi con trombe da stadio e musica ad alto volume. Imputata in questo procedimento è una 57enne sammarinese – residente in prossimità della struttura di prima accoglienza -, che deve rispondere anche di due violazioni amministrative: relative alle presunte bestemmie, e al riferito disturbo della quiete pubblica. L'udienza si è aperta con la contestazione – da parte della Difesa – della costituzione delle parti civili: un prete e 2 Enti religiosi. Istanza rigettata dal Giudice Battaglino, che è subito passato all'escussione dei testi. C'è chi ha affermato di aver udito le grida di una donna; un artigiano – impegnato in alcuni lavori alla struttura – ha riferito di essere stato ripreso insistentemente, con il cellulare, dall'imputata; mentre un diacono ha ricordato di aver ricevuto lamentele dai gruppi ospitati dalla struttura. La Difesa ha sottolineato come alcuni testi fossero membri degli Enti costituitisi parte civile. In vari casi, inoltre, le testimonianze – relative nello specifico ai capi di imputazione - facevano riferimento a quanto detto da altri. Gli unici ad aver affermato di aver assistito di persona, al disturbo delle funzioni religiose - da parte della signora alla sbarra -, sono stati una giovane donna – ospite di “Casa San Michele” - e un uomo residente nella struttura. L'avvocato dell'imputata ha tuttavia contestato l'ammissibilità di questa testimonianza, poiché quell'uomo – ha sostenuto il legale – avrebbe tenuto atteggiamenti persecutori verso la sua assistita. Sentiti anche il figlio, ed un'amica della sammarinese. L'8 maggio saranno sentiti gli ultimi testimoni e, probabilmente, si andrà a sentenza.
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