Vicenda piuttosto complessa. Stando agli inquirenti l'imputato – di origini ucraine – avrebbe sottratto oltre 5.000 capi di abbigliamento ed accessori dai magazzini di un'azienda di Serravalle, quando quest'ultima era in fase di procedura concorsuale. In mattinata l'udienza conclusiva, con la richiesta – da parte della Procura del Fisco – di una pena a 2 anni e 6 mesi di prigionia. Invocata l'assoluzione, invece, dalla Difesa; ritenendo innanzitutto assente il cosiddetto elemento psicologico.
È stato infatti rimarcato come l'imputato fosse stato autorizzato dallo stesso titolare di allora dell'azienda a prendere la merce; e ciò a compensazione di un credito derivante dall'affitto di locali. Poi il fallimento dell'impresa, con il reale debitore ormai fuori gioco; ma l'ucraino – ignaro – avrebbe continuato con i prelievi, convinto di esercitare un proprio diritto. Tesi che a quanto pare non ha trovato le necessarie conferme nel corso del dibattimento.
Nell'arringa sarebbe stata contestata anche la mancanza di un interprete, quando l'uomo – che poi restituì parte dei capi d'abbigliamento - venne sentito dalle Forze dell'Ordine. Fu comunque un passaggio importante, essendo evidentemente considerato – dal Giudice Morsiani – una confessione utilmente resa. Da qui il riconoscimento di una “diminuente”, e la conseguente condanna a soli 8 mesi; pena sospesa. L'imputato pare abbia comunque intenzione di ricorrere in appello.