Subito un pregiudizio e guarda caso dalla famiglia emigrata negli anni sessanta dall’Anatolia: credono di andare,a malincuore, in un paese dove si mangia maiale e si adora uno scheletro in croce che a sua volta vien mangiato la domenica… Negli incubi dei figli c’è un crocefisso che incombe e crolla sui malcapitati: “com’è possibile -dicono- pregare una statuetta di legno?! Col passare degli anni i bimbi a scuola imparano ad amare il Natale e a festeggiarlo a modo loro: un’inquadratura ‘calda’ a metà proiezione rivela lo sguardo dei piccoli (maschietto e femminuccia) intenti a guardare Gesù Bambino, nudo e umile, nel presepe. Gli equivoci: un bassotto è un ratto grosso o un cane senza zampe; la tazza del bagno è antigienica e da tedeschi sporchi; gli uomini non hanno i baffi e le donne vanno in giro nude. Il film è stato realizzato dalle sorelle Samdereli autrici tedesche di origine turca o meglio artiste turco-germaniche con un senso della famiglia scanzonato e moderno. Il dilemma irrisolto che ci riguarda è: un popolo di emigrati in un paese d’immigrati cosa rappresenta? Milioni di turchi spostatisi in Germania sono sempre turchi o tedeschi d’origine turca? Accoglienza e condivisione sono ancora di là da venire ma la Germania è una realtà pilota in materia di migrantes, senza avere migliaia di chilometri di coste ha milioni di cittadini turchi, entrati. Come uomini diventati persone.
POSCRITTO. Tutto bello: dialoghi, scene, ambientazioni e personaggi. Realizzato con maestria e girato anche in Turchia mostra una comunità poco conosciuta dotata di simpatica ironia e capacità comunicativa: UNA FACCIA UNA RAZZA -dicono a est- ma non si capisce quale… (razza o faccia?), bello, no?
fz
POSCRITTO. Tutto bello: dialoghi, scene, ambientazioni e personaggi. Realizzato con maestria e girato anche in Turchia mostra una comunità poco conosciuta dotata di simpatica ironia e capacità comunicativa: UNA FACCIA UNA RAZZA -dicono a est- ma non si capisce quale… (razza o faccia?), bello, no?
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