Fino al 26 giugno alle Scuderie del Quirinale allestita la mostra “Correggio e Parmigianino”, due tra gli artisti più importanti del Cinquecento.
Con la loro arte hanno trasformato la città di Parma in un centro artistico di spicco nel giro di pochi, magici decenni. E un po' magica lo è davvero, la mostra in esposizione alle Scuderie del Quirinale, a partire dalla luce, praticamente assente, dove solo le opere spezzano l'oscurità.
Personalità molto diverse, nonostante l'influenza del Correggio sul Parmigianino fu evidente. Il primo però, al secolo Antonio Allegri, più ardente, dalla grande carica emotiva: nelle sue opere la gioia assume connotazioni sia religiose sia sensuali.
Francesco Mazzola, alias il Parmigianino, è lontano da queste caratteristiche, ma non per questo meno affascinante. Il distacco dai protagonisti diventa raffinatezza, ma nei ritratti supera il maestro. Valga per tutti “La schiava turca”, divenuta icona della mostra, dallo sguardo birichino e ironico, con un elaborato copricapo al cui centro c'è cavallo alato. Il sorriso civettuolo e gli occhi tondi che incontrano lo sguardo dello spettatore formano un insieme del tutto irresistibile. Tra i capolavori esposti, oltre alla celeberrima “Antea”, tra i ritratti più sofisticati e misteriosi di tutto il Cinquecento, la grande Pala di Bardi, sempre del Parmigianino ma realizzata a soli 16 anni, “Noli me tangere”, del Correggio, dove il Cristo si rivela alla Maddalena, o ancora la mortale Danae posseduta dal dio Giove, infine “Educazione di amore”, col piccolo Cupido stretto tra Venere e Mercurio.
Francesca Biliotti
Con la loro arte hanno trasformato la città di Parma in un centro artistico di spicco nel giro di pochi, magici decenni. E un po' magica lo è davvero, la mostra in esposizione alle Scuderie del Quirinale, a partire dalla luce, praticamente assente, dove solo le opere spezzano l'oscurità.
Personalità molto diverse, nonostante l'influenza del Correggio sul Parmigianino fu evidente. Il primo però, al secolo Antonio Allegri, più ardente, dalla grande carica emotiva: nelle sue opere la gioia assume connotazioni sia religiose sia sensuali.
Francesco Mazzola, alias il Parmigianino, è lontano da queste caratteristiche, ma non per questo meno affascinante. Il distacco dai protagonisti diventa raffinatezza, ma nei ritratti supera il maestro. Valga per tutti “La schiava turca”, divenuta icona della mostra, dallo sguardo birichino e ironico, con un elaborato copricapo al cui centro c'è cavallo alato. Il sorriso civettuolo e gli occhi tondi che incontrano lo sguardo dello spettatore formano un insieme del tutto irresistibile. Tra i capolavori esposti, oltre alla celeberrima “Antea”, tra i ritratti più sofisticati e misteriosi di tutto il Cinquecento, la grande Pala di Bardi, sempre del Parmigianino ma realizzata a soli 16 anni, “Noli me tangere”, del Correggio, dove il Cristo si rivela alla Maddalena, o ancora la mortale Danae posseduta dal dio Giove, infine “Educazione di amore”, col piccolo Cupido stretto tra Venere e Mercurio.
Francesca Biliotti
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