A 60 anni dalla morte, Marilyn Monroe continua ad ammaliare, ispirare, incuriosire. Fascino senza tempo, intelligenza sottovalutata e animo tormentato: forse non tutto è stato detto. Segreti e misteri ne alimentano il mito e continuano a far brillare la sua stella. Non stupisce, quindi, che “Blonde” - prodotto da Netflix - sia uno dei film più attesi della Mostra del cinema di Venezia. Il ritratto senza censure della Monroe, tratto dal romanzo di Joyce Carol Oates, si presenta oggi in Laguna. Andrew Domink reinventa con audacia la vita leggendaria della diva di Hollywood, tra realtà e finzione, ricostruendone ascesa e legami sentimentali. Del resto la stessa Oates – che ha dato la propria benedizione all'opera cinematografica – si era concessa qualche licenza narrativa nel trasformare in capolavoro letterario tutte le vite di Marilyn. Dietro all'immagine pubblica di sex symbol si nascondeva quella privata di Norma Jean, fragile ed insicura. E a far rivivere sullo schermo fascino e vulnerabilità della grande diva, l'attrice cubana Ana de Armas, che sebbene sia stata fortemente criticata per il suo accento, troppo lontano dalla cadenza della Monroe, ne è fisicamente la fotocopia, tanto che gli eredi pur non avendo autorizzato il film hanno difeso la scelta della protagonista. Al suo debutto mondiale a Venezia - dove a sorpresa è arrivato il produttore della pellicola Brad Pitt - Blonde ha raccolto applausi alla prima per la stampa. Tra i momenti più piccanti, il racconto della relazione con il presidente John Kennedy. E sono sequenze forti, con scene esplicite. Ma ci ha già pensato la censura: il film è infatti vietato ai minori.