Parigi può essere la tomba dell'Isis
"In politica la razionalità non equivale all’intelligenza. In altre parole, la capacità di considerare i fatti politici razionalmente non corrisponde alla capacità di comprenderli politicamente. Ragion comune e ragion politica non sono sempre equivalenti bensì spesso distanti. È con ragion politica che occorre considerare il quadro politico internazionale legato agli attentati parigini anche se, per molti versi, le sue convulsioni sfidano la razionalità comunemente intesa. È tuttavia ormai comprensibile che la violenza civile in uno Stato si internazionalizza nel momento in cui Stati esterni scelgono di esserne coinvolti e, di conseguenza a questo, diventano coinvolti l’un con l’altro in quel contesto di violenza. Questo è ciò che accade da anni in Siria, laddove gli Stati hanno fiancheggiato fazioni locali per abbattere il regime politico attuale. Gli attentati di Parigi e le loro connessioni con la guerra siriana rendono evidenti alcune implicazioni di questa situazione...."
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http://www.treccani.it/magazine/geopolitica/Parigi_puo_essere_la_tomba_dell_Isis.html
Siria, gli errori dell'Occidente
"Elias Canetti scrisse che schivare il concreto è uno dei fenomeni più inquietanti dello spirito umano. Lo è anche riguardo alla guerra siriana. Questa guerra è al tempo stesso civile e internazionale. La guerra interna si regge sul sostegno di potenze esterne ai ribelli: Arabia Saudita, Emirati, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia, Qatar. Si tratta di un disarticolato allineamento di Stati impegnati a combattere il governo siriano che ha trascurato per quattro anni la concretezza degli interessi russi in Siria, affermati, ribaditi bensì ignorati. Questi interessi, considerati a rischio, sono oggi difesi con le armi.
Ciò sorprende solo chi non fa quello che dice e non dice quello che fa. La Russia fa quello che ha detto: difende un alleato cruciale e la propria sfera d’influenza nella regione mediorientale e mediterranea. In questo senso, essendo la difesa l’origine della guerra – perché il respingere l’attacco e il combattere sono una cosa unica – la Russia provoca il rischio evocato dal presidente Hollande: la guerra generale, quella che coinvolge direttamente le grandi potenze. Questo rischio è la cifra della gravità attuale, racchiusa anche nelle parole del segretario Carter: “non siamo preparati a cooperare con la Russia se continua a seguire una strategia errata”. Nel frattempo, la strategia ‘corretta’ non ha evitato la morte di centinaia di migliaia di persone né la fuga di milioni e ha contrastato l’azione del Daesh con “un decimo delle azioni rispetto a campagne aeree del passato, tipo il Kosovo” – come ha chiarito il Generale Tricarico...." prosegui la lettura su: http://www.treccani.it/magazine/geopolitica/Siria_gli_errori_occidente.html
"In politica la razionalità non equivale all’intelligenza. In altre parole, la capacità di considerare i fatti politici razionalmente non corrisponde alla capacità di comprenderli politicamente. Ragion comune e ragion politica non sono sempre equivalenti bensì spesso distanti. È con ragion politica che occorre considerare il quadro politico internazionale legato agli attentati parigini anche se, per molti versi, le sue convulsioni sfidano la razionalità comunemente intesa. È tuttavia ormai comprensibile che la violenza civile in uno Stato si internazionalizza nel momento in cui Stati esterni scelgono di esserne coinvolti e, di conseguenza a questo, diventano coinvolti l’un con l’altro in quel contesto di violenza. Questo è ciò che accade da anni in Siria, laddove gli Stati hanno fiancheggiato fazioni locali per abbattere il regime politico attuale. Gli attentati di Parigi e le loro connessioni con la guerra siriana rendono evidenti alcune implicazioni di questa situazione...."
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Siria, gli errori dell'Occidente
"Elias Canetti scrisse che schivare il concreto è uno dei fenomeni più inquietanti dello spirito umano. Lo è anche riguardo alla guerra siriana. Questa guerra è al tempo stesso civile e internazionale. La guerra interna si regge sul sostegno di potenze esterne ai ribelli: Arabia Saudita, Emirati, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia, Qatar. Si tratta di un disarticolato allineamento di Stati impegnati a combattere il governo siriano che ha trascurato per quattro anni la concretezza degli interessi russi in Siria, affermati, ribaditi bensì ignorati. Questi interessi, considerati a rischio, sono oggi difesi con le armi.
Ciò sorprende solo chi non fa quello che dice e non dice quello che fa. La Russia fa quello che ha detto: difende un alleato cruciale e la propria sfera d’influenza nella regione mediorientale e mediterranea. In questo senso, essendo la difesa l’origine della guerra – perché il respingere l’attacco e il combattere sono una cosa unica – la Russia provoca il rischio evocato dal presidente Hollande: la guerra generale, quella che coinvolge direttamente le grandi potenze. Questo rischio è la cifra della gravità attuale, racchiusa anche nelle parole del segretario Carter: “non siamo preparati a cooperare con la Russia se continua a seguire una strategia errata”. Nel frattempo, la strategia ‘corretta’ non ha evitato la morte di centinaia di migliaia di persone né la fuga di milioni e ha contrastato l’azione del Daesh con “un decimo delle azioni rispetto a campagne aeree del passato, tipo il Kosovo” – come ha chiarito il Generale Tricarico...." prosegui la lettura su: http://www.treccani.it/magazine/geopolitica/Siria_gli_errori_occidente.html
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