Si è spenta nella notte delle stelle cadenti, dopo una malattia che aveva scelto di condividere con il suo pubblico. Michela Murgia, scrittrice ed attivista per i diritti delle donne e dei soggetti Lgbtqi+, ha da sempre lasciato che questo suoi due profili si intrecciassero, facendo in modo che i contenuti dei suoi libri contribuissero al dibattito pubblico. E quando ha capito che il tempo che le restava era poco, ha declinato in prima persona quei temi, ed ha parlato della sua sofferenza, del suo dolore, della sua paura, della sua famiglia queer, del suo matrimonio in “articulo mortis”, con richiesta di evitare gli auguri. Legatissima alla sua Sardegna, Michela Murgia esordì con il “Mondo deve sapere” romanzo tragicomico sull'universo call center dove trovò il suo primo impiego. Ma il successo arrivò con “Accabadora”, che affronta lo spinoso argomento dell'accanimento terapeutico, Con "Ave Mary" riflette su ruolo della donna nel contesto cattolico ma è forse il suo penultimo libro, "God Save the Queer", catechismo femminista, il testamento dell'intellettuale non conforme, cattolica e femminista, che rivendica l'esigenza di uguali diritti tra persone orgogliosamente tra loro diversissime, in chiave di inclusione reale. “Non è vero che il mondo brutto, dipende da che mondi ti fai!" disse una volta in una intervista. Quello che ha contribuito a formare in questi anni la ricorda come verrebbe: senza frasi ad effetto. Perché, come amava ripetere, più del cosa conta il come.