Un bambino quasi afferra la palla da basket. E' il giorno della vittoria. Quando i poveri vincono contro i ricchi, battendoli sul campo da pallacanestro 52 a 39. Ma forse, partire da qui è troppo azzardato.
Andrea Gris è un volontario documentarista e fotografo che dopo un'esperienza in Etiopia per un reportage sui bambini da strada, ha deciso di far conoscere la sua raccolta anche a San Marino.
Passando da un corridoio a un altro e cambiando attenzione sulle varie foto, si scoprono due storie. La prima è quella di un bambino, quello che Gris ha definito “la sua guida”. E' lui il motivo per cui il fotografo ha strappato il biglietto di rientro in Italia per rimanere ancora un po' in Etiopia e lavorare in comunità. La seconda è il momento della battaglia. Quando Gris prepara i suoi ragazzi a sconfiggere la squadra della scuola italiana “costosa e per ricchi” ad Adis Abeba. Il lieto fine c'è, anche se nessuno avrebbe scommesso che la squadra degli umili avrebbe prevalso sugli altri.
Ma quello che non si vede è altro. Non ci sono tecniche particolari e professionali. Le messe a fuoco non esistono così come i primi piani non sono studiati. Tutti gli scatti rubati ai bambini etiopi sono stati realizzati con quel “gioiellino” utilizzato sia da grandi che da piccoli, e che forse lì potrebbe non esser riconosciuto a primo impatto: lo smartphone.
La mostra è quindi arrivata da ieri a Palazzo Graziani dove rimarrà fino al 1 ottobre, in quella che Gris ha definito “un racconto che va oltre la fotografia”.
Andrea Gris è un volontario documentarista e fotografo che dopo un'esperienza in Etiopia per un reportage sui bambini da strada, ha deciso di far conoscere la sua raccolta anche a San Marino.
Passando da un corridoio a un altro e cambiando attenzione sulle varie foto, si scoprono due storie. La prima è quella di un bambino, quello che Gris ha definito “la sua guida”. E' lui il motivo per cui il fotografo ha strappato il biglietto di rientro in Italia per rimanere ancora un po' in Etiopia e lavorare in comunità. La seconda è il momento della battaglia. Quando Gris prepara i suoi ragazzi a sconfiggere la squadra della scuola italiana “costosa e per ricchi” ad Adis Abeba. Il lieto fine c'è, anche se nessuno avrebbe scommesso che la squadra degli umili avrebbe prevalso sugli altri.
Ma quello che non si vede è altro. Non ci sono tecniche particolari e professionali. Le messe a fuoco non esistono così come i primi piani non sono studiati. Tutti gli scatti rubati ai bambini etiopi sono stati realizzati con quel “gioiellino” utilizzato sia da grandi che da piccoli, e che forse lì potrebbe non esser riconosciuto a primo impatto: lo smartphone.
La mostra è quindi arrivata da ieri a Palazzo Graziani dove rimarrà fino al 1 ottobre, in quella che Gris ha definito “un racconto che va oltre la fotografia”.
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