La Guyana francese negli anni Trenta vista da dentro un bagno penale rigido a regime durissimo doveva essere la figurazione civile corrente dell'inferno. PAPILLON, che porta il nome di uno dei successi cinematografici più clamorosi degli anni Settanta (con McQueen e Hoffman) tratto dai “Diari di prigionia” del signor Henri Charriére scritto Nel 1969, dopo 45 anni il remake della pellicola ha sorpreso tutti anche al TORONTO FILM FESTIVAL. Nel racconto-sceneggiatura l'amicizia virile e la fratellanza carceraria, che vuole denunciare (un tantino forzatamente, con flash e foto vere di istituti di pena disumani, sui titoli di coda) la barbarie della tortura in detenzione stretta. Desolazione, solitudine, isolamento gli altri contenuti drammatici che toccano il cuore. Il romanticismo delle storie di galera quali “IL CONTE DI MONTECRISTO” fa il resto. Insomma, la grande tradizione classica coi ritmi del cinema moderno, anche violento.
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