Storie di vite inadeguate, di follia, di lavori precari, di diritti negati, di incertezza nel futuro. Storie di fragilità, insomma, che Gigi Gherzi ha raccolto in due anni di ricerca nella città. Una città che diventa a sua volta fragile, un territorio difficile in cui vivere, che chiede ai suoi figli velocità, competizione, rendimento economico. Chi è debole paga. Storie di vita vera, di persone piegate sotto il peso della fatica, in ritardo rispetto al mondo che corre. Uno spettacolo diverso, in cui il pubblico diventa protagonista. Non il classico palco con l’attore che recita, ma improvvisazione che si muove con lo spettatore attraverso una mappa: tante tavole per altrettante città. Con Gherzi che racconta, spiega, interroga. Non risparmia nessuno la fragilità, la troviamo là dove non pensavamo ci fosse: nel professionista affermato, nella persona all’apparenza sicura di sé. La fragilità percorre il tessuto urbano. E chiede rispetto. Gherzi le toglie quell’elemento di mancanza rendendola poetica e preziosa. Per fare della città un logo migliore.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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