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Festival di Sanremo: si è aperto il sipario

19 feb 2014
Festival di Sanremo: si è aperto il sipario
Festival di Sanremo: si è aperto il sipario
Si è aperto ieri il sipario sulla 64ª edizione del Festival di Sanremo. Si è aperto per modo di dire, perché fin dall’inizio un inconveniente tecnico ha reso difficoltosa l’apertura della kermesse. Immediatamente, l’introduzione di Fabio Fazio sulla bellezza del Paese da ricostruire è stata interrotta dalle urla belluine di due lavoratori del consorzio del Bacino di Napoli e Caserta che, prendendo in ostaggio sé stessi, hanno chiesto e ottenuto la lettura di un comunicato sullo stato di crisi e sui salari non pagati da mesi. Più che al suicida salvato da Baudo nel 1995 la mente torna a trent’anni fa, quando i delegati della Finsider di Genova salirono sul palco e, chiedendo scusa per l’interruzione, esposero con diversa dignità il loro analogo dramma ottenendo l’unica standing ovation di quella prima serata. La partenza a handicap è sembrata condizionare tutta la serata, che è apparsa decollare con fatica: difficoltà confermate anche dalle stime d’ascolto non propriamente soddisfacenti. Lo spettacolo ha alternato sketch di lunghezza incomprensibile come quello con Laetitia Casta a momenti di buon spessore musicale e televisivo, da Ligabue che omaggia De Andrè al ritorno di un’inossidabile Raffaella Carrà, fino all’esibizione impeccabile di Yussuf Islam-Cat Stevens. Le canzoni in concorso non hanno deluso: dal rap in salsa balcanica di Frankie Hi NRG «Pedala» al debutto attesissimo dei Perturbazione, a cuiBaudo e Mazzi avevano detto no per dieci anni, fino alla sorpresa di Raphael Gualazzi, che ha portato una ventata dance sull’ingessata platea dell’Ariston.Giusy Ferreri e soprattutto Arisa hanno ipotecato il loro posto nel gruppetto di testa, Antonella Ruggiero ha deliziato il pubblico con i suoi virtuosismi,Cristiano De Andrè ha omaggiato il padre sia nei versi che nello stile. Unica nota davvero stonata l’omaggio apprezzabile ma frettoloso e approssimativo a Roberto Freak Antoni, il padre del rock demenziale scomparso nei giorni scorsi, con cui la lingua e la musica degli italiani restano, senza nemmeno saperlo, in incolmabile debito.

Eddy Anselmi

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