Beckett drammaturgo irlandese dell'assurdo sapeva di una trascrizione in greco di GODOT utilizzata dal regista ellenico Terzopoulos per immaginare le sue macchinazioni di scena intorno al testo scarno del premio Nobel nel finale aperto. Si consuma un'attesa che non c'è. In un tempo improbabile si aspetta qualcuno che non viene ma c'è, e non si sa chi è: due vagabondi attendono il signor Godot. L'ospite (DIO?) è anticipato (rinviato) dai messaggi di un ragazzo e da un padrone che fustiga il servo al guinzaglio (Lucky... che fortuna!).