Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica il paese centrasiatico stava tentando di riemergere da una guerra sanguinosa.
Il primo maggio del 1998 Michele Chiaruzzi, Carlo Muzzi e Davide Oriani, tre studenti dell'allora Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, partivano per una missione di ricerca in Tagikistan, paese dell'Asia centrale che stava faticosamente tentando di uscire da una guerra civile scoppiata dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Sostenuti dalla missione locale delle Nazioni Unite, i tre studenti ebbero la possibilità di conoscere da vicino il territorio, le città e i villaggi del Tagikistan e poterono incontrare e interloquire con i personaggi più importanti e influenti del paese.
Un viaggio raro e affascinante che oggi è possibile rivivere grazie alla mostra "Guerra e pace in Tagikistan", nata dalle fotografie scattate allora da Michele Chiaruzzi, che oggi è ricercatore all'Università di Bologna. La mostra è aperta fino al 4 febbraio nel Padigliore Gaddi della sede forlivese della Scuola di Scienze Politiche.
"Erano pochissimi gli occidentali presenti all'epoca in quell'area", spiega Chiaruzzi. "Durante tutto il nostro viaggio abbiamo incontrato un solo giornalista occidentale, nessun altro era sul campo per raccontare quella vicenda. Per questo la mostra ha soprattutto un altissimo valore documentaristico e speriamo di poterla portare anche in altri luogi in Italia e all'estero".
Realizzata in collaborazione con il fotografo Gabriele Mazza e grazie al Centro di ricerca sulla Politica internazionale e la risoluzione dei conflitti della Fondazione Bruno Kessler, la mostra espone trenta tra gli oltre cinquecento scatti realizzati in Asia centrale durante quel viaggio. "Il processo di selezione è stato molto difficile, abbiamo scelto le foto con un maggiore rilievo pubblico, un forte impatto visivo e la capacità di creare una storia".
Una storia, quella della guerra civile tagica, complessa e poco conosciuta. Il paese centrasiatico stava riemergendo da una sanguinosa guerra iniziata all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica. E gli scontri erano ancora in corso nel periodo del viaggio dei tre studenti dell'Alma Mater. "Al nostro arrivo in aeroporto - ricorda ancora Michele Chiaruzzi - siamo stati accolti dalle bombe. Sono le prime foto che ho scattato". Da lì il viaggio prosegue alla scoperta di un territorio ferito. "Abbiamo trovato un paese disintegrato dalla guerra e dagli scontri, in grande crisi, ma abitato da persone animate ancora da una grande, sorprendente umanità".
Il primo maggio del 1998 Michele Chiaruzzi, Carlo Muzzi e Davide Oriani, tre studenti dell'allora Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, partivano per una missione di ricerca in Tagikistan, paese dell'Asia centrale che stava faticosamente tentando di uscire da una guerra civile scoppiata dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Sostenuti dalla missione locale delle Nazioni Unite, i tre studenti ebbero la possibilità di conoscere da vicino il territorio, le città e i villaggi del Tagikistan e poterono incontrare e interloquire con i personaggi più importanti e influenti del paese.
Un viaggio raro e affascinante che oggi è possibile rivivere grazie alla mostra "Guerra e pace in Tagikistan", nata dalle fotografie scattate allora da Michele Chiaruzzi, che oggi è ricercatore all'Università di Bologna. La mostra è aperta fino al 4 febbraio nel Padigliore Gaddi della sede forlivese della Scuola di Scienze Politiche.
"Erano pochissimi gli occidentali presenti all'epoca in quell'area", spiega Chiaruzzi. "Durante tutto il nostro viaggio abbiamo incontrato un solo giornalista occidentale, nessun altro era sul campo per raccontare quella vicenda. Per questo la mostra ha soprattutto un altissimo valore documentaristico e speriamo di poterla portare anche in altri luogi in Italia e all'estero".
Realizzata in collaborazione con il fotografo Gabriele Mazza e grazie al Centro di ricerca sulla Politica internazionale e la risoluzione dei conflitti della Fondazione Bruno Kessler, la mostra espone trenta tra gli oltre cinquecento scatti realizzati in Asia centrale durante quel viaggio. "Il processo di selezione è stato molto difficile, abbiamo scelto le foto con un maggiore rilievo pubblico, un forte impatto visivo e la capacità di creare una storia".
Una storia, quella della guerra civile tagica, complessa e poco conosciuta. Il paese centrasiatico stava riemergendo da una sanguinosa guerra iniziata all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica. E gli scontri erano ancora in corso nel periodo del viaggio dei tre studenti dell'Alma Mater. "Al nostro arrivo in aeroporto - ricorda ancora Michele Chiaruzzi - siamo stati accolti dalle bombe. Sono le prime foto che ho scattato". Da lì il viaggio prosegue alla scoperta di un territorio ferito. "Abbiamo trovato un paese disintegrato dalla guerra e dagli scontri, in grande crisi, ma abitato da persone animate ancora da una grande, sorprendente umanità".
Riproduzione riservata ©