Un Ferreri da La Grande Bouffe senza tagli e censure come neanche negli anni 70 abbiamo potuto vedere e godere: un film di cattiva fama che il regista, veterinario e ateo, amava davvero insieme ai suoi più cari amici attori protagonisti della storia. Una “grande abbuffata” per morire... Un grande successo di pubblico e incassi perchè tutti i borghesi andarono a vedere “una pellicola borghese che non piaceva alla borghesia media, ma però tutti ci andavano” - disse l'autore dopo il record d'incassi miliardari. Per lui era un'opera popolare e anarchica: libera proprio perché Ferreri era un borghese. Specchio della realtà malata anche oggi nell'era di MasterChef...