La Seconda Guerra Mondiale “in filigrana”: è il fatto storico che viene meglio interpretato, attraverso la cartamoneta allora in circolazione, per quali finalità sia stata prodotta, scoprendo contesti ed episodi sconosciuti ai più: “per esempio, le banconote dell'Olocausto – spiega il Conservatore del Museo del Francobollo e della Moneta, Roberto Ganganelli - stampate per il lager di Terezin per mistificare la realtà e far credere che quel campo di concentramento fosse una città ideale regalata da Hitler agli ebrei”. Portano l'effige di Mosè con le Tavole della legge, il cliché di stampa venne fatto incidere proprio da un prigioniero ebreo, cui venne imposto di coprire con la mano di Mosè proprio il quinto comandamento «Non uccidere».
Storia in filigrana, banconote per spionaggio, dai lager, ma anche di occupazione: in mostra, quelle legate alla presenza degli alleati nella penisola italiana e che circolarono anche sul Titano: “Anche a San Marino arrivarono con lo sbarco degli alleati in Sicilia le Am-lire, la carta moneta di occupazione alleata, che di fatto perse quasi subito il suo valore e venne sostituita dalla nuove lire italiane con l'avvento della Repubblica. Poi abbiamo le false sterline, fatte stampare nel lager di Sachsenhausen, in Germania, per minare l'economia inglese. 130 milioni di sterline, che dovevano essere paracadutate sull'Inghilterra per creare una crisi di panico finanziario”. Non manca la propaganda satirica nei falsi dollari, chiamati i “dollari delle bolle di sapone”, fatti stampare a Verona dai nazisti e distribuiti nella Repubblica di Salò, per minare la fiducia della popolazione verso gli alleati americani.
Negli esemplari, tutti appartenenti alla collezione privata di Roberto Ganganelli, c'è il quadro della società di allora e di un'epoca, in una lettura anche in chiave economica: “è esposta anche una banconota da mille lire, a testimoniare come la Seconda Guerra Mondiale portò una svalutazione incredibile. A metà degli anni '30 era lo stipendio di un impiegato che poteva definirsi benestante. Nel dopoguerra, un operaio ne guadagnava 10mila, segno di come un conflitto possa distruggere una economia e il potere d'acquisto di una moneta”.
Nel video, l'intervista a Roberto Ganganelli, Conservatore del Museo del Francobollo e della Moneta