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MICHELANGELO: L'uomo di Caprese e l'artista di Dio

Solo in sala d'essai riminese al Settebello “IL PECCATO” racconto del furore del BONARROTI visto da Andrey Konchalovskiy, tra biografia e leggenda, il segreto dell'opera d'arte

di Francesco Zingrillo
4 dic 2019
"Il Peccato - Il Furore di Michelangelo"
"Il Peccato - Il Furore di Michelangelo"

Michelangelo Buonarroti da Caprese in Arezzo ai Medici e Della Rovere ma soprattutto dai loro papi. Il pittore che dopo la realizzazione della volta della Sistina nel 1506 'tradisce' l'amico Sansovino e scolpisce su commissione due grandi opere o meglio due opere grandiose. La committenza è, appunto, quella delle famiglie fiorentine e dall'altra urbinati più potenti e influenti del Rinascimento con al centro la ROMA di Giulio II, che lo vuole scultore (dopo la Sistina) per la morte: un monumento funerario progettato e scolpito (dopo aver passato 8 mesi a Carrara tra i marmi più belli del mondo) dal più grande dei grandi, MICHELANGELO (ammirato e apprezzato più di Raffaello o Leonardo). Un artista può accettare di creare dalla nuda e viva pietra una tomba per la gloria e per boria e denaro, dal committente di FIRENZE, la monumentale facciata della chiesa di San Lorenzo? IL PECCATO e LA FURIA (viste da Konchalovskij) stanno nel dilemma dell'alternanza: umano e divino, risolto, anche per il BUONARROTI in piena “rinascenza”, nel Risorto.

fz


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