Per i riminesi, la più cara è senza dubbio la Harley Davidson di “Scureza 'd Corpolo”, il motociclista che terrorizzava e affascinava con le sue scorribande da piazza Cavour fino al mare, nella Rimini della memoria di Amarcord. Ma ci sono i capolavori del cinema nei simboli fissati nell'immaginario collettivo: è la Vespa di “la Dolce vita”, quella usata dei paparazzi per muoversi nel traffico della capitale anni '60. Federico Fellini e le moto, una presenza costante in tutta la produzione del Maestro; moto: sempre indagata nel suo rapporto con l'uomo e l'anima. Dal Sidecar Gilera Saturno del '53 ne “I clown” di un Fellini bambino che aspetta con ansia l'arrivo del tendono del circo, alla moto come richiamo alla sessualità femminile per un Mastroianni/Snaporatz e la sua Guzzi 500 Super Alce nella “Città delle donne”.
Una decina di esemplari, tutte riproduzioni, curate da Costantino Frontalini del Museo del Sidecar di Cingoli, Originale invece il triciclo Giordani 1925 dello stesso Federico nei giochi d'infanzia con il fratello. E originale non dal set cinematografico, ma dalla rappresentazione teatrale è la giostra di Zampanò, Anthony Queen del premio Oscar “La Strada” girovago con la sua donna Masina e il motocarro Sertum, una moto Guzzi Ercole 1950.
La fabbrica dei sogni continua a vivere ed emozionare alle Befane fino al 7 luglio, nei 20 anni dalla scomparsa del Maestro.
Annamaria Sirotti
Una decina di esemplari, tutte riproduzioni, curate da Costantino Frontalini del Museo del Sidecar di Cingoli, Originale invece il triciclo Giordani 1925 dello stesso Federico nei giochi d'infanzia con il fratello. E originale non dal set cinematografico, ma dalla rappresentazione teatrale è la giostra di Zampanò, Anthony Queen del premio Oscar “La Strada” girovago con la sua donna Masina e il motocarro Sertum, una moto Guzzi Ercole 1950.
La fabbrica dei sogni continua a vivere ed emozionare alle Befane fino al 7 luglio, nei 20 anni dalla scomparsa del Maestro.
Annamaria Sirotti
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